Macerata, ragazza fatta a pezzi, l'altro indagato: «Non sono stato io, non faccio queste cose»

Macerata, ragazza fatta a pezzi, l'altro indagato: «Non sono stato io, non faccio queste cose»
di Rosalba Emiliozzi
3 Minuti di Lettura
Giovedì 8 Febbraio 2018, 16:56 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 09:35

«No, no, non sono stato io, non sono stato a casa di Innocent, io a madame non ho fatto queste cose», dice in un italiano stentato il nigeriano Desmond Lucky. E poi mima il gesto di tagliare le braccia in quattro pezzi. È nella sala scommesse di via Morbiducci, a Macerata. Anche oggi, come ieri, è passato Demsond Lucky , richiedente asilo, indagato in stato di libertà per concorso nell’omicidio della 18enne romana Pamela Mastropietro, e per spaccio di eroina. Accetta di parlare e nega tutto, con forza quasi gridando. «o Desmond Lucky, io non ho fatto nulla, qui gioco, non ho fatto nulla», ripete.


La sala scommesse è frequentata tutti i giorni da una trentina di immigrati nigeriani che puntano sui virtual game, cioè su corse finte di cani, auto e su partire di calcio virtuali. I nigeriani e anche altri immigrati spesso spendono i soldi raggranellati davanti a bar e supermercati oppure i ricavi dello spaccio. La sala scommesse era frequentata anche dal pusher nigeriano 29enne Innocent Oseghale, l’ex rifugiato, in carcere da una settimana con l’accusa di aver smembrato il corpo di Pamela in venti pezzi, poi riposti in due trolley abbandonati in una zona di campagna a una decina di chilometri da Macerata, a Casette Verdini di Pollenza.

«Veniva quasi tutti i giorni, era chiuso, silenzioso, spesso faceva videochiamate con la figlia appena nata» dice il gestore. Innocent è diventato padre ad aprile scorso di una bambina avuta con una 35enne maceratese, ma a entrambi è stata tolta la patria potestà e la bambina è stata collocata in comunità dove vive con la madre. Innocent Oseghale non l’ha praticamente quasi mai vista se non sul telefonino. Nell’abitazione di via Spalato, a Macerata, dove abitava Innocent, sono stati trovati gli abiti sporchi di sangue di Pamela e due testimoni hanno riferito di aver visto la ragazza con il nigeriano entrare nel vialetto che porta all’attico poco prima della morte, mente un tassista abusivo del Camerun ha riferito di aver accompagnato Innocent a buttare i due trolley a Casette Verdini.

Una «modestissima» quantità di eroina ceduta a Pamela, la 18enne romana morta ancora non si sa per overdose, uccisa o per altre cause, il cui cadavere smembrato è stato rinvenuto in due trolley a Pollenza. Sarebbe «acquisito», secondo fonti giudiziarie, questo addebito mosso dalla Procura maceratese a Desmond Lucky, nigeriano, accusato di concorso in omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere con Innocent Oseghale, ma anche di aver ceduto la dose forse fatale a Pamela che non faceva uso di droga da quattro mesi.

«I primi esiti degli espletati accertamenti medico-legali non hanno consentito di raggiungere risultati altamente significativi sul piano probatorio». A comunicarlo è una nota del procuratore di Macerata Giovanni Giorgio. Questo «perché mancano tracce di sangue e di urina sui resti del cadavere che, a dire dei medici legali, è stato sezionato in modo apparentemente scientifico». «Ulteriori accertamenti di laboratorio - conclude Giorgio - saranno effettuati la settimana prossima».

© RIPRODUZIONE RISERVATA