Sentenze pilotate, altri due magistrati indagati

Sentenze pilotate, altri due magistrati indagati
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Giovedì 8 Febbraio 2018, 16:42 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 18:11

Ci sono altri due magistrati indagati nell'inchiesta della procura di Messina che ha coinvolto l'ex pm di Siracusa Giancarlo Longo, arrestato martedì con le accuse di corruzione, associazione a delinquere e falso. Si tratta del sostituto procuratore Marco Di Mauro e dell'ex pm Maurizio Musco, già condannato per abuso d'ufficio con sentenza definitiva in altro procedimento. Indagati anche l'avvocato Ornella Ambrogio e il suocero di Longo, accusato di riciclaggio. Longo da alcune ore sta rendendo interrogatorio.

Musco e Di Mauro, nei cui confronti sono state effettuate perquisizioni, hanno ricevuto l'avviso di garanzia nei giorni scorsi. Secondo i pm di Messina, Longo, in cambio di denaro e regali, avrebbe pilotato una serie di indagini per favorire i clienti di due avvocati siracusani: Piero Amara, che è anche legale dell'Eni, e Giuseppe Calafiore. Amara è finito in manette e sarà interrogato domani a Roma, mentre Calafiore è latitante a Dubai. L'indagine, coordinata dal procuratore di Messina Maurizio de Lucia, si intreccia con un'altra inchiesta dei pm romani su sentenze del Consiglio di Stato «comprate». Anche nel filone romano, che riguarda tra gli altri l'ex presidente del CdS Riccardo Virgilio, è coinvolto Amara.

Si svolgeranno domani nel carcere di Regina Coeli a Roma gli interrogatori di garanzia dell'avvocato siciliano Piero Amara e dell'imprenditore Fabrizio Centofanti arrestati nell'ambito dell'indagine congiunta delle procure di Roma e Messina. I due sono accusati dai pm romani di associazione a delinquere finalizzata al conseguimento di frodi fiscali. Ad Amara è contestata anche la corruzione in atti giudiziari. L'atto istruttorio sarà svolto dal gip Daniela Caramico D'Auria che ha firmato l'ordinanza di arresto nell'ambito dell'indagine romana. I due indagati saranno ascoltati anche da un altro gip che effettuerà l'interrogatorio per rogatoria su delega dei magistrati di Messina. In base a quanto si apprende intenzione di Amara e Centofanti è respingere le accuse e rispondere alla domande dei magistrati.

Il Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano ha accertato, al momento, che il presunto 'prezzò dell'attività di depistaggio per condizionare le inchieste milanesi Eni-Nigeria ed Eni-Algeria, attraverso le denunce a Trani e Siracusa di un complotto inesistente contro l'ad Claudio Descalzi, sarebbe stato di 100mila euro. Ovvero i soldi che Massimo Gaboardi, colui che rese false dichiarazioni all'ex pm di Siracusa Giancarlo Longo, arrestato due giorni fa, avrebbe ricevuto da Alessandro Ferraro, collaboratore dell'avvocato Pietro Amara e come lui arrestato nell'inchiesta congiunta Roma-Messina. Come emerso dall'inchiesta del procuratore aggiunto di Milano Laura Pedio, che vede indagato anche Massimo Mantovani, ex capo ufficio legale e dirigente Eni, colui che avrebbe dato «indicazioni» ad Amara per il depistaggio, Gaboardi avrebbe ricevuto i soldi dalla fine del 2014 in assegni e bonifici. Altre analisi sono in corso sui conti di Ferraro. E ci saranno riunioni di coordinamento tra i pm di Milano, Roma e Messina.

« Eni ribadisce di essere estranea a qualsiasi ipotesi di reato e a presunti 'depistaggì legati a inchieste giudiziarie e intende fare chiarezza su vicende di cui danno notizia in questi giorni gli organi d'informazione». È quanto si legge in una nota dell'azienda: «ove fossero mai sussistenti i fatti di cui si riceve notizia dalla stampa, Eni si considera parte danneggiata e si riserva ogni iniziativa nei confronti di qualsivoglia responsabile, in ogni sede, e a tutela della propria reputazione».


 

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