La Tuscia si riscopre allergica agli allenatori: diciotto cambi in panchina nell'anno nero dei mister

Diciotto cambi di allenatore
di Marco Gobattoni
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Giovedì 1 Febbraio 2018, 11:38
Nella Tuscia calcistica non è più tempo di allenatori. Tra esoneri, liti e in alcuni casi ravvedimenti quella che sta entrando nella fase calda degli ultimi tre mesi, sarà ricordata come la stagione nera delle panchine. Partendo dai professionisti, passando per la serie D e finendo tra Eccellenza e Promozione, gli esoneri e i cambi in corsa che hanno riguardato i club viterbesi sono stati diciotto. Un record o quasi, nella terra dove di famelico mangia allenatori vive soltanto Piero Camilli che nella sua lunga carriera calcistica ha avvicendato alla guida delle sue squadre più di cinquanta mister. Camilli ha dalla sua parte l’ambizione e la voglia di vincere, quindi i risultati devono essere in linea con quelle che sono le aspettative dei club da lui presieduti. “Camilli non caccia gli allenatori, ma li scopre”, disse in un’intervista recente l’attuale tecnico della Juventus Massimiliano Allegri che lo ha conosciuto da vicino avendolo avuto come presidente ai tempi del Grosseto. Spesso gli avvicendamenti effettuati dall’attuale presidente della Viterbese hanno portato beneficio, mentre quest’anno dalla serie D alla Promozione nella maggior parte dei casi le compagini viterbesi che hanno cambiato non hanno risolto i propri problemi.

Il Monterosi, che in queste ore sta scegliendo il quarto allenatore di un campionato difficile, ha patito l’addio estivo di Davide D’Antoni: il suo erede Fabrizio Ferazzoli è stato esonerato dopo la sconfitta contro l’Albalonga e per ironia della sorte, il suo sostituto Carlo Perrone, ha subito lo stesso trattamento dopo lo 0-1 incassato domenica scorsa proprio contro i romani. Nel mezzo a Monterosi c’è stata la parentesi di Stefano Cerbella durato lo spazio di una partita persa.

Meno cambi ma stesse difficoltà in casa Flaminia con una crisi acuità dalle difficoltà di inizio stagione: parte Pierluigi Vigna, arriva l’oggetto misterioso Vito Filippo Di Pierro e infine, a passaggio societario avvenuto con tanto di addio allo storico patron Roberto Ciappici, ecco che torna sulla tolda di comando Vigna. Se si parla di stagioni tribolate l’emblema è rappresentato alla perfezione dalla Polisportiva Monti Cimini. Partito con ambizioni di serie D, il club della triade Torroni-Pecci-Patrizi è ultimo nel girone A del campionato di Eccellenza. Quattro avvicendamenti in panchina con il ritorno al punto di partenza che risponde al nome di Sergio Oliva che aveva iniziato l’annata. Non sono mancati addii, tensioni e passi indietro in Promozione: la Vigor Acquapendente ha dato il benservito a Enrico Centaro issando la bandiera dell’umbro Gianfranco Ciccone.

La squadra, rinforzata dal mercato, va meglio ma non vola. Benefici zero dai tre avvicendamenti in panchina li ha tratti il San Lorenzo, terz’ultimo nel girone A. Il presidente Antonio Natalini ha richiamato Fabio Goretti sperando in un cambio di passo che tarda ad arrivare. E’andata meglio al Montalto: Maurizio Forti ha preso il posto di Stefano Pera e dopo le difficoltà iniziali la squadra tirrenica ha trovato una certa continuità che l’ha portata nei quarti di finale della Coppa Italia di categoria. La classica eccezione che conferma la regola in una terra calcistica che di colpo si è scoperta campo minato per chi siede in panchina.
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