Social, un po’ di pietà per i genitori-spioni

di Raffaella Troili
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Mercoledì 24 Gennaio 2018, 00:10
Mio padre si è iscritto 
a Instagram tra un po’ 
mi seguirà anche in bagno..

@harrylittlemiaw

“Io non mi abbatto, vi abbatto tutti”. Ecco, che mi sono persa? si strugge Linda, leggendo lo stato della figlia su whatsapp? E allora Matteo, che pugnalata, un figlio che pubblica su Instagram: “Ho fatto tutto cor core, ma ho sbajato tutto!”. Da non dormirci la notte. Eppure lui sta beato, i genitori meno. Brancolano nel buio, spiano status drammatici eppure incomprensibili che a volte durano 24 ore così da far tirare un sospiro di sollievo a chi segue sui social con discrezione e apprensione le “minchiate” dei figli. Quanto è dura la vita del genitore spione. Prende tutto alla lettera, soppesa sconvolto parole fatte apposta per attirare like, i “ti amo” tra amiche, le promesse “saremo amiche per sempre, altrimenti dovrò ucciderti. Sai troppe cose” e magari il giorno dopo le offese, proprio dell’amica del cuore, “ti odio, sei la persona peggiore al mondo” e giù tutto il pubblico di Instagram che inveisce, “bullizzando” a parole la malcapitata di turno. Emozioni usa e getta, il tempo di una storia pubblicata su Instagram, anche se dietro c’è una posa studiata, un messaggio criptato, una realtà virtuale su cui i ragazzi si muovono a proprio agio rischiando una dissociazione tra chi sono e chi vogliono far credere di essere... Inafferrabili, imperscrutabili, conosciuti da tutti e da nessuno, sempre a studiare l’immagine più bella, la marca giusta che s’intravede, pronti per un nuovo debutto nella rete. Con frasi a effetto, di cui ridere o piangere: “Ho sussurrato all’orecchio del Diavolo: sono la tempesta”. Apposto. 
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