Rieti, Virginia Bianchetti una vita
per il volley premiata dal Coni:
«Per crescere c'è bisogno
di un ricambio generazionale»

Virginia Bianchetti premiata dal Coni
di Giulia Moroni
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Mercoledì 3 Gennaio 2018, 11:28 - Ultimo aggiornamento: 12:48
RIETI - Una vita dedicata alla pallavolo quella della cinquantasettenne Virginia Bianchetti, coronata da un importante riconoscimento con la palma al merito tecnico nelle Benemerenze del Coni. Lei, motore indiscusso del Volley Cittaducale, presenza storica e attiva in città ha ricevuto il premio per la sua carriera pallavolistica.

Partiamo dal premio, si aspettava questo riconoscimento? A chi lo ha dedicato?
«Per me è stata una sorpresa, non ci pensavo proprio, la dedica va al mio primo allenatore Vinicio Truini e a mio marito Mariano Giorgi che mi spinge sempre ad andare avanti e a credere nella mia passione».

Anche quest’anno ha continuato con il suo gruppo di giovani atlete, cosa la spinge ancora oggi dopo oltre trent’anni a continuare la sua attività?
«La mia passione, che mi porto dentro da sempre; dopo l’infortunio avuto quando giocavo in serie A ho decido di restare nel mondo del volley e di dedicare la mia vita a questo sport».

Pensa che la pallavolo a Rieti negli anni abbiamo perso un po' di coinvolgimento?
«Secondo me gli appassionati veri ci sono, purtroppo ci sono stati una serie di problemi che hanno danneggiato il movimento, dalle brutte ed egoistiche gestioni delle società, la guerra tra le stesse... Il fatto del Comitato Fipav non più a Rieti ha influito molto oltre ad un serie di circostanze che non hanno aiutato alla crescita».

Ci sono in atto molti progetti all’interno delle scuole, come vi rapportate con i giovani?
«Alle iniziative la risposta è molto buona considerando che di base la pallavolo è già uno sport difficile, se non c’è la tecnica un ragazzo si annoia se non gioca. Proviamo ad avvicinarli coinvolgendoli alle iniziative, partendo dalle basi».

Come vede il futuro della pallavolo a Rieti?
«I veri appassionati sono sempre sul campo, ci sono dei pilastri che reggono le società, purtroppo non vedo un ricambio generazionale forte c’è bisogno di persone con molta passione che non si ferma semplicemente alla lezione in palestra; inoltre alla base ci dovrebbero essere bravissimi istruttori in grado dall’inizio alla formazione dell’atleta».
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