Bonino attacca il Pd: «Su raccolte firme nessuna risposta»

Bonino attacca il Pd: «Su raccolte firme nessuna risposta»
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Martedì 2 Gennaio 2018, 19:21 - Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 15:08

«Vogliamo solo poltrone?». «Platealmente falso». Emma Bonino non ci sta a farsi dire dal Pd che la lista +Europa fa una «manfrina» sulla raccolta firme per ottenere «eventuali candidature», e fa intendere di essere arrivata ad un sostanziale punto di rottura con i dem annunciando: «siamo pronti a correre da soli». Salta così, almeno al momento, l'atteso apparentamento anche se il vicesegretario del Partito Democratico Maurizio Martina lascia una porta aperta e insiste su un «percorso comune». Ma avvisa: «non possiamo cambiare l'interpretazione delle leggi». Concetto esteso da una nota del Viminale: «Sulla raccolta firme la legge è chiara», «esclude quindi la possibilità di interpretazioni».

Non è d'accordo Bonino che attacca, si tratta di «una interpretazione giuridicamente surreale, prima che incostituzionale, della legge elettorale», e spiega come nel Rosatellum bis chi non ha rappresentanti in parlamento deve raccogliere firme sia per i collegi uninominali che per quelli plurinominali, ma ci sarebbe un'incongruenza nelle date che renderebbe impossibile la consegna dei moduli. Dal Pd, incalza il segretario di radicali italiani Riccardo Magi, «ancora oggi ci dicono che stanno provando a risolvere questo stallo, ma mi sembra invece che non ci sia stata e non ci sia alcuna volontà politica di arrivare ad una soluzione». Si tratta «di essere in balia del Pd» precisa, «La mano tesa che ci arriva dai dem, non è altro che la richiesta di stare fermi e immobili e questo per noi è inaccettabile».

In ambienti radicali e non, il sospetto è che, nonostante le dichiarazioni di intenti, il Pd non ritenga conveniente l'alleanza e stia prendendo le distanze da +Europa. Quello che sembrava un idillio finisce dunque con uno scambio di reciproche accuse. «Se il problema sono le firme ti aiutiamo volentieri. - scrive su Twitter Marco Di Lello deputato Pd - Se sono i posti ci dispiace molto...». Da Forza Italia il senatore Gasparri punta l'indice: «i radicali vogliono favoritismi illegali». La risposta di Benedetto Della Vedova, tra i promotori di +Europa, è immediata: «fanno i gradassi perché la quarta gamba del centrodestra non raccoglierà le firme grazie all'esenzione ottenuta da Monti». La leader radicale decide di affidare la sua risposta a un comunicato, e non risparmia pesanti critiche. «La risposta ufficiale del Pd - scrive Bonino - è stata "Vi aiuteremo a raccogliere le firme", che è più o meno come dire: "Se non avete il pane, vi daremo le brioche"
». Lamenta dunque la mancanza di una risposta concreta dal Pd e fa presente che sui moduli da presentare per le firme «si deve scrivere dove si candideranno Renzi, Martina, Orfini, Franceschini...» e sono proprio questi ultimi i nomi che mancano e che, con ogni probabilità, fino al 21 gennaio, ultimo giorno buono per la presentazione dei collegi uninominali, non saranno noti.

Dunque, non sono tanto le 25 mila firme necessarie (400 per ognuno dei 63 collegi del proporzionale) alle formazioni non presenti in parlamento (+Europa è l'unica) a spaventare i radicali, ma un cavillo tecnico,
«una contraddizione del Rosatellum bis» sottolinea Magi. «Per avviare la raccolta delle firme in alleanza con il Pd, - spiega Bonino - +Europa dovrebbe secondo il Viminale avere e scrivere oggi sui moduli per Camera e Senato i nomi precisi (e non modificabili) di 348 candidati uninominali del Pd e delle altre liste della coalizione, esentate dalla raccolta firme. Nomi che per questo saranno decisi, come al solito, negli ultimissimi giorni o più probabilmente all'ultimo giorno (il 29 gennaio), quando nel giro di poche ore sarà impossibile raccogliere, autenticare e corredare dei certificati elettorali le firme di 25.000 italiani».

D'altra parte, fa sapere Magi, si poteva risolvere questa impasse sui collegi uninominali «con l'emendamento presentato alla legge di Bilancio che il Pd non ha difeso, anzi ha ritirato sotto la minaccia di Brunetta di non far passare la finaziaria. Si tratta di una minaccia ridicola». Intanto Una mano tesa ai radicali arriva da socialisti e Verdi. Giulio Santagata, Angelo Bonelli e Riccardo Nencini si dicono «pronti» a «mettere insieme le forze», non solo per «superare l'impasse sulle firme», ma «per convergere in un'unica lista per ribadire la centralità del pilastro europeo all'interno della proposta del centrosinistra».

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