Il Papa mette sulla graticola la Curia: «Basta complotti e consorterie, sono un cancro»

Il Papa mette sulla graticola la Curia: «Basta complotti e consorterie, sono un cancro»
di Franca Giansoldati
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Giovedì 21 Dicembre 2017, 11:25 - Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 16:26

Città del Vaticano - Papa Bergoglio fa le pulci alla curia, si lamenta dell'esistenza di una logica che porta ai complotti e di piccole cerchie. Malattie gravi che paragona al cancro di un sistema complesso come l'amministrazione vaticana coi suoi dicasteri, i pontifici consigli, i capitoli e le fondazioni. Se due anni fa, sempre in occasione degli auguri di Natale, denunciava ben 15 malattie di cui erano affetti i curiali, dai cardinali ai semplici officiali (alzheimer spirituale, rivalità, vanagloria, faccia funerea, schizofrenia esistenziale, chiacchiere, divinizzazione dei capi, ricerca del potere), stavolta riprende l'argomento affrontando uno dei principali problemi che rischia di paralizzare le riforme introdotte dal Papa argentino: le consorterie.

Questo è molto importante per superare quella squilibrata e degenere logica dei complotti o delle piccole cerchie che in realtà rappresentano – nonostante tutte le loro giustificazioni e buone intenzioni – un cancro che porta all’autoreferenzialità, che si infiltra anche negli organismi ecclesiastici in quanto tali, e in particolare nelle persone che vi operano. Quando questo avviene, però, si perde la gioia del Vangelo, la gioia di comunicare il Cristo».

A questo quadro aggiunge anche la presenza devastante dei «traditori di fiducia o degli approfittatori della maternità della Chiesa, ossia le persone che vengono selezionate accuratamente per dare maggior vigore al corpo e alla riforma, ma – non comprendendo l’elevatezza della loro responsabilità – si lasciano corrompere dall’ambizione o dalla vanagloria e, quando vengono delicatamente allontanate, si auto-dichiarano erroneamente martiri del sistema, del Papa non informato, della vecchia guardia..., invece di recitare il mea culpa».

Papa Francesco legge il discorso nella sala Clementina, davanti ai suoi collaboratori schierati per le grandi occasioni. «Accanto a queste persone ve ne sono poi altre che ancora operano nella curia, alle quali si dà tutto il tempo per riprendere la giusta via, nella speranza che trovino nella pazienza della Chiesa un’opportunità per convertirsi e non per approfittarsene. Questo certamente senza dimenticare la stragrande parte di persone fedeli che vi lavorano con lodevole impegno, fedeltà, competenza».

Un po' scherza, un po' si dispiace ma costata tanta difficoltà a riformare: «fare riforme a Roma è come pulire la Sfinge d'Egitto con lo spazzolino da denti».


 

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