Secondo il giudice, che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco, la vicenda del delitto dell'ex calciatore 35enne presenta, infatti, «aspetti inquietanti e particolarmente riprovevoli, sia per la consumazione del reato, che per la preparazione dello stesso, che per l'atteggiamento “post delictum” finalizzato a non rendere più riconoscibile o a disperdere definitivamente il corpo senza vita» della vittima.
Tra i «gravi indizi di colpevolezza» a carico dei due fermati il gip ha indicato l'acquisto poco prima della scomparsa di La Rosa, da parte di Rullo, di 24 flaconi di acido, di una motosega e di un rotolo di nastro adesivo con cui chiudere ermeticamente il bidone in cui è stato ritrovato il cadavere. Inoltre, il gip ha evidenziato anche il racconto messo a verbale davanti agli inquirenti da un amico di La Rosa, Domenico Fumarola, che ha parlato dell'ultima telefonata intercorsa tra lui e la vittima. «Sono in viale Certosa - avrebbe detto il 35enne all'amico - se mi rapiscono sai dove sono». Il difensore di Raffaele Rullo, l' avvocato Giovanni Di Martino, sta valutando se presentare ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione dell'uomo.
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