Ecco il buco nero più distante dalla Terra, si è formato 700 milioni di anni dopo il Big Bang

La rappresentazione schematica del viaggio nel tempo che è possibile effettuare grazie alla scoperta del quasar più distante mai visto. L'osservazione grazie a uno dei telescopi Magellano (in basso a sinistra)
di Enzo Vitale
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Giovedì 7 Dicembre 2017, 19:01 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 21:24
Quell'oggetto brilla come 40 mila miliardi di stelle simili al nostro Sole. E' un mostro molto lontano nel tempo, anzi, è il più lontano finora conosciuto, ed è distante dalla Terra circa 13 miliardi di anni luce. E visto che gli astrofisici sono convinti che l'Universo ha un'età prossima ai 14 miliardi di anni, questo inafferrabile mostro a due teste potrebbe essersi formato 700 milioni di anni dopo il Big Bang, in quella che viene definita Era Oscura.
Dicevamo mostro a due teste perchè trattasi di un enorme buco nero a cui è associato un Quasar il cui nome è tutto un programma: ULAS J134208.10+092838.61.

BUCO NERO E QUASAR
Diciamo subito: i quasar oggetti assai rari, sono delle sorgenti energetiche che si trovano al centro delle galassie. Si formano da buchi neri giganti, in questo caso si parla di un oggetto con una massa di 800 milioni di volte quella della nostra stella.
«La loro luce -spiegano i ricercatori dell'Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) -viene prodotta quando del materiale galattico, come gas o anche intere stelle, collassa all’interno del buco nero supermassiccio al centro di una galassia. Tale materia si raccoglie in un disco di accrescimento intorno al buco nero, raggiungendo temperature fino a qualche centinaio di migliaia di gradi centigradi prima di cadere infine nel buco nero stesso. Il quasar appena scoperto è talmente luminoso che brilla come 40 mila miliardi di Soli».

ANCORA L'ITALIA PROTAGONISTA
Tra i protagonisti della scoperta, ancora una volta, ci sono ricercatori italiani. Roberto Decarli, dell’Inaf di Bologna, ha partecipato attivamente a uno dei due gruppi coinvolti nella ricerca. Gli scienziati dell'Università Carnegie in California e quelli  del Max Planck Institute for Astronomy in Germania, infatti, utilizzando i telescopi Magellano in Cile, le antenne del Noema Array (dell’Iram) in Francia e il radiotelescopio Very Large Array in Messico, dopo mesi di studio sono arrivati alla sensazionale scoperta.

PARLA IL RICERCATORE ITALIANO
«La scoperta di un quasar così distante nel tempo -commenta a caldo proprio Roberto Decarli- offre una prospettiva inedita sull'universo giovane. Questo oggetto da solo ci regala importanti informazioni sulla formazione ed evoluzione dei primi buchi neri supermassicci, delle prime galassie di grande massa, sull'arricchimento chimico del gas nelle galassie e sull'evoluzione del mezzo intergalattico. Per noi è come un faro che illumina quel periodo dell'Universo dove pensavamo ci fossero solo alcuni tipi di elementi».
Insomma si apre una nuova finestra da cui gli astronomi potranno osservare le prime fasi di un Universo lontano, sconosciuto e, soprattutto, molto giovane.

BUCHI NERI, L'ENNESIMA SCOPERTA (E C'E' SEMPRE L'ITALIA)
Giorni prolifici per la ricerca astronomica. L'ultima scoperta in ordine di tempo arriva dal recentissimo studio dell’Università della Florida nel quale, naturalmente, non potevano mancare astrofisici italiani. Piergiorgio Casella e Matteo Bachetti si sono occupati di un singolare aspetto legato ai buchi neri e hanno scoperto che i loro campi magnetici sono decisamente inferiori  a quanto finora si credeva. L'oggetto sotto osservazione è stato il sistema binario V404 Cygni,  uno dei buchi neri conosciuti più vicini alla Terra ("solo" 8 mila anni luce da noi) che si è "acceso" nel giugno 2015 dopo più di 25 anni di riposo), il cui campo magnetico si è rivelato 400 volte inferiore alle aspettative. Più che studiare il buco nero gli scienziati stanno cercando di capire cosa avviene nelle sue "immediate vicinanze" e come si comporta la materia che gira intorno a questi mostri dell'Universo. Si è osservato che una buona parte della materia invece di cadere dentro al buco nero viene sparata via ad altissima velocità.  «L’utilizzo di strumenti di ultima generazione -ha commentato Piergiorgio Casella dell'Osservatorio astronomico di Roma-, ci ha permesso di osservare fenomeni fisici che avvengono vicinissimi ad un buco nero, con un livello di dettaglio mai raggiunto prima ottenendo risultati senza precedenti. Questi risultati ci stanno aprendo la strada ad una comprensione maggiore di ciò che avviene attorno a questi oggetti misteriosi».
 
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