Rai, stretta antimolestie: vietati fischi e battute

Rai, stretta antimolestie: vietati fischi e battute
di Stefania Piras
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Giovedì 7 Dicembre 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 22:49
Fischi, ammiccamenti, battute, buffetti, e tutto il campionario di apprezzamenti non richiesti. Molestie e discriminazioni finiscono al bando in Rai dove sono state da poco divulgate le “Norme di comportamento relative alle molestie nei luoghi di lavoro”. Tre paginette dove si cerca di rendere riconoscibili le molestie per poterle meglio denunciare. Si parla di comportamenti espressi in forma fisica (qualcosa come la ormai immaginatissima mano sul ginocchio di Michael Fallon, ministro della Difesa britannico che si è dovuto dimettere), verbale o non verbale “che abbia lo scopo o comunque l’effetto di violare la dignità e la libertà della persona che lo subisce e creare un clima intimidatorio, ostile degradante, umiliante o offensivo”. A patto, certo, che il comportamento “a connotazione sessuale” in questione sia indesiderato, si specifica.

SEGNALAZIONE
Il comportamento deve essere indesiderato, si ribadisce, quindi i colleghi dovranno capire al volo quando non è proprio il caso anche perché si fa riferimento a lavoratori terzi, non protagonisti della molestia, che dovranno segnalare a chi di dovere (al proprio superiore “scalando gerarchicamente ove il primo sia coinvolto”, e quindi alla Commissione Stabile per il Codice Etico) le molestie “come sopra descritte”.
La Rai, si legge inoltre, intende per molestie gravi quelle esercitate per fare pressione in caso di assunzione o in caso di decisioni che riguardino il futuro professionale. Grave poi è considerato quel comportamento che ha l’effetto di creare un ambiente di lavoro intimidatorio. Perché si configuri la molestia non ci deve essere ricatto o minaccia: basta che chi lo subisce dica che non era gradito, “anche un singolo atto isolato, non ripetuto”. 

L’ELENCO
E allora vediamo l’elenco approntato dall’azienda a cui il sindacato Usigrai plaude (scrive che “non lascia spazio a fraintendimenti”). Sono forme di molestia o discriminazione allusioni sessuali, epiteti sessuali o razziali, insulti o commenti denigratori, scherni volgari, minacce, proposte o suoni volgari o d’insulto. E qui entrano in gioco coloro che con un fischio intendono annunciare agli astanti il proprio giudizio estetico sulla collega: i fischi alla Fred Buscaglione non sono dunque più considerati all’unanimità apprezzamenti. Sul suono è evidente il tentativo difficilissimo di circoscrivere l’ambito e visto che l’universo di epiteti, e appunto, suoni e oggetti è così frastagliato viene da chiedersi quanti se ne siano visti e sentiti. L’importante era metterlo nero su bianco, perché con il nuovo codice era necessario dire che esistono tanti, forse troppi epiteti passati dal cassetto imbarazzante a quello offensivo, dai risolini al sopracciglio alzato.

IL MESSAGGIO
E nell’elenco il messaggio sottinteso fra le righe è: sappiamo che esiste tutto questo ma ora siamo obbligati a dirvi che qui dentro, siete avvertiti: non si può. E così oltre alle parole si segnalano immagini fotografie e oggetti denigratori o volgari, gesti osceni. Mentre sul piano fisico si parla di “contatti fisici indesiderati di qualunque tipo”. Chi decide se era indesiderato oppure no? Nel codice si introduce la figura di un/una “consigliere/a di fiducia” “che avrà il principale compito di fornire idoneo supporto alle vittime di molestie anche eventualmente affiancandole nella fase di denuncia”. Il sindacato chiede che questa figura sia una donna, la chiamano già “Consgiliera”, vogliono che sia istituita subito e che sia una figura completamente esterna all’azienda. Vista la novità che riguarderà tutti i dipendenti dell’azienda sarà previsto un corso interno di formazione ad hoc.

IL LAVORO
Da viale Mazzini fanno sapere che «il testo è in frutto del lavoro messo in campo negli ultimi sei mesi - su forte input della presidente Monica Maggioni e del Direttore generale Mario Orfeo - dalla Commissione Pari opportunità Rai, presieduta da Mussi Bollini, con la Commissione Pari opportunità Usigrai e la Direzione Risorse umane dell’azienda». La stretta è stata decisa anche dopo il caso di un importante dirigente che rischia una dura sanzione (fino al licenziamento) per aver ripetutamente offeso una collega.
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