Malta, i media: «La bomba che ha ucciso la giornalista azionata da una barca»

Daphne Caruana Galizia
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Mercoledì 6 Dicembre 2017, 16:44 - Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre, 14:54

Svolta nelle indagini sull'assassinio di Daphne Caruana Galizia, la reporter investigativa maltese uccisa in un attentato lo scorso 16 ottobre. Le autorità hanno incriminato tre uomini, arrestati assieme ad altre sette persone lunedì. L'accusa è quella di aver pianificato e portato a termine l'attentato. Gli inquirenti sono convinti che uno dei tre, tutti noti criminali comuni, abbia azionato l'ordigno piazzato sull'auto della giornalista inviando un sms da un motoscafo, dopo aver ricevuto il via libera dagli altri due nascosti nei pressi dell'abitazione della donna, celebre per il suo contributo ai Panama Papers e per aver denunciato affari poco chiari di alcuni politici maltesi.

L'uomo che avrebbe azionato la bomba è George Degiorgio, conosciuto negli ambienti della mala con il nomignolo di Ic-Ciniz, mentre il fratello Alfred avrebbe fatto da 'palò assieme al terzo incriminato, Vince Muscat. Appariranno davanti al giudice la prossima settimana, mentre le indagini ancora proseguono. Gli inquirenti hanno sequestrato il motoscafo, stanno compiendo analisi sul Dna e gli strumenti per la geo-posizione. Tutti e tre si sono dichiarati innocenti. Allo stato attuale, non è trapelato nulla sui possibili mandanti né sulle eventuali motivazioni che avrebbero spinto i tre criminali a uccidere la giornalista. La corte ha assegnato ai tre dei difensori d'ufficio, che hanno già contestato la misura cautelare affermando che è stata redatta 36 ore dopo il loro arresto. La corte ha respinto la richiesta di annullamento.

A quanto si apprende, gli investigatori li hanno tenuti sotto controllo con le intercettazioni telefoniche, e hanno triangolato il numero utilizzato per attivare la bomba. Alle indagini partecipano anche agenti dell'Fbi e di Europol. Il governo maltese ha offerto una taglia da 1 milione di euro a chiunque fornisse informazioni sul caso, considerato «di straordinaria importanza». Le luci della ribalta per la giornalista erano arrivate nel 2016 con i Panama Papers. Spulciando tra le carte, Galizia scoprì che due compagnie off-shore erano intestate al ministro dell'Energia maltese Konrad Mizzi e al capo dello staff del premier, Keith Schembri. All'epoca dell'inchiesta, Galizia venne denominata «una donna Wikileaks» da Politico, che l'aveva inserita tra le 28 personalità che «stanno agitando l'Europa».

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