Calenda dà una scossa alla Raggi: sulle scuole non state facendo nulla

Calenda dà una scossa alla Raggi: sulle scuole non state facendo nulla
di Simone Canettieri
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Lunedì 4 Dicembre 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 10:35

Dopo le polemiche, non seguono i fatti. Ecco perché il ministro Carlo Calenda ha scritto la settimana scorsa una lettera alla sindaca Virginia Raggi («Una turista per caso», l’ha apostrofata) per sottolinearle che «a oggi non risultano poste di bilancio 2018 di Roma Capitale dedicate a tale progetto ostando di fatto alla sua realizzazione». Il progetto in questione è una delle gambe del tormentato tavolo per il rilancio di Roma, arrivato alla fase di follow-up. Quindi bisogna stringere. Nel caso specifico si tratta di interventi di efficientamento energetico per le scuole delle Capitale. Ovvero: infissi, riscaldamento, illuminazione, adeguamento antisismico, interventi strutturali. Piccole e grandi migliorie rivolte a nidi, materne, elementari e medie. Quasi tutti in periferia, dove la situazione è emergenziale: da Ostia a Tor Bella Monaca.

L’ITER
Lo scorso ottobre, fin dal primo appuntamento, il tavolo del ministero dello Sviluppo economico ha aperto anche questo dossier. I tecnici di Calenda hanno da subito individuato 75 scuole sparse nei vari municipi della Capitale da cui poi dovrebbero partire i primi 50 interventi da cantierizzare nel 2018, magari prima che finisca la legislatura. Peccato che, secondo quanto scrive il ministro, nel bilancio previsionale del Campidoglio non ci siano stanziamenti ad hoc. «Un vuoto pneumatico», spiegano, tra il rassegnato e il disincantato, dal dicastero di via Veneto.

La procedura è in cofinanziamento. Attraverso lo strumento del Conto Termico, il ministero stanzia il 65% del costo di realizzazione delle opere a fondo perduto, richiedendo al Comune il restante 35. Stiamo parlando di un esborso complessivo - visto che le scuole in tutto coinvolte sono 250, 50 per anno - di circa 250milioni. Per il 2018 il Mise ha già messo sul tavolo la propria parte (30 milioni), manca quella del Campidoglio (circa 20). Che appunto non è menzionata nel bilancio di previsione. Dal fronte Calenda, inoltre, spiegano che la «diagnosi» sulle scuole da curare sarà interamente a carico del Mise. Pronto anche ad anticipare un acconto del 50% «per venire incontro alle difficoltà finanziarie della Pubblica amministrazione». Cioè del Comune. 

Tutto questo, recita ancora la missiva recapitata mercoledì alla sindaca Raggi, in un’ottica «di massima collaborazione». Solo che, carte e numeri alla mano, da Palazzo Senatorio continuano, a distanza di un mese e mezzo, a non battere nemmeno un colpo. Il tempo stringe, «bisogna essere seri e conseguenti». Serve dunque «un formale atto d’impegno alla realizzazione e al cofinanziamento del progetto». In poche parole: una casellina nel bilancio.

L’ESORTAZIONE 
La lettera - per il momento morta, visto che non ha ricevuto alcuna risposta fattuale dalla giunta pentastellata - ricorda anche che il Gestore servizi energetici (Gse) del Mise sta già collaborando con gli uffici capitolini «per ottimizzare la produzione e l’autoconsumo di circa 120 impianti fotovoltaici di proprietà di Roma Capitale, determinando risparmi energetici sulla bolletta del Comune». Come dire: da parte nostra nessuna ostilità, ma almeno aiutateci ad aiutarvi. 

Anche perché, spiegano dallo staff di Calenda, se il Campidoglio onorasse i propri impegni, per gennaio potrebbero partire le gare sotto a 1 milione di euro con una procedura veloce, per iniziare i lavori prima della fine della legislatura.

Lo spirito generale del tavolo. Ecco perché il ministro chiede a Raggi di «dare attuazione urgentemente agli impegni condivisi in modo da non ritardare il progetto». In ballo, ci sono subito 50 scuole che cadono a pezzi, ma serve prima che il Comune faccia i compiti a casa.

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