Max Pezzali: «L'Uomo Ragno è ancora vivo e ora ha 50 anni»

(Foto di Nicola Dalla Mura/Ag.Toiati)
di Andrea Scarpa
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Sabato 25 Novembre 2017, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 18:42

Ha appena festeggiato cinquant’anni d’età, Max Pezzali (il 14 novembre). E venticinque di carriera. Poteva negarsi il classico disco-bilancio? Non poteva, ovvio. E così, pochi giorni fa, il 17, è uscito Canzoni alla radio, 29 successi e 7 inediti per vecchi e nuovi fan. Per parlare di questo, del tempo che passa e tanto altro, Max ha fatto un salto al Messaggero.
 

 

Un brutto colpo i 50?
«Un po’. Però sono anni che dico di averne cinquanta. Mi sono preparato alla botta. E mi salva il fatto che non ho paura delle novità».

Tornerebbe a 20 anni?
«Sì, certo. Ma solo se potessi mantenere la consapevolezza che ho adesso. All’epoca ero un cretino».

La sciocchezza più grande che ha fatto a vent’anni?
«Immolarsi sull’altare di valori astratti. L’avvocato delle cause perse, i bei gesti clamorosi...».

Tipo? 
«Andare da quelli della comitiva avversaria per difendere un amico e ritrovarsi da solo. Gonfio di botte».

Di quegli amici protagonisti di tante canzoni cos’è rimasto?
«Un nucleo ristretto. Cisco e Alberto Ye-Ye ci sono sempre. Due fratelli».

Potendo cosa cambierebbe della sua vita?
«Mi piacerebbe avere meno senso di colpa per il fatto che sono un papà separato e mio figlio Hilo (nome di un vulcano delle Hawaii, ndr), 9 anni, vive a Roma e io a Pavia».

La promessa, mantenuta, più importante che ha fatto?
«A me stesso. Cercare di essere il più possibile onesto fregandomene delle conseguenze».

L’ossessione n°1?
«La puntualità. E il consumo compulsivo di notizie inutili. Sono un divoratore di fake news».

La cosa di cui va più fiero?
«Quando in giro incontro persone che mi dicono che le mie canzoni hanno tenuto loro compagnia nei momenti difficili. E poi sopravvivere facendo questo mestiere fino a oggi. Ci vuole un fisico bestiale».

Pensi a chi lavora in miniera.
«Certo. Il fatto è che ho sempre pensato di non avere talento a sufficienza. Me la sono giocata, pur avendo poco in mano, ma non è stato sempre facile». 

Mai stato dall’analista?
«Si, per un breve periodo. Dovevo trovare il giusto equilibrio». 

La paura più grande? 
«Tante. La più grande? In moto, quando trovo una colonna ferma in curva dopo una galleria».

Più coraggioso o incosciente?
«Credo coraggioso».

L’equivoco più ricorrente sul suo conto?
«Le presunte voci di malattie gravi a ogni mia variazione di peso».

In un’intervista anni fa aveva detto che entro i 50 anni avrebbe fatto il giro degli Stati Uniti in moto: detto, fatto?
«No. Dovrò aspettare ancora».

Diciamo che non è proprio la stessa cosa, però dal 20 gennaio va in tour con Renga e Nek...
«Certo. Siamo così diversi che forse facciamo bene. È un gioco. Sono stufo di fare sempre le stesse cose».

Il fallimento più grande? 
«Le due esperienze al Festival di Sanremo. Non sono adatto per le gare “o la va o la spacca”». 

A proposito, andrete a Sanremo?
«Forse sì, come ospiti».

L’errore della vita?
«Non scherzo. Essere caduto in moto da fermo davanti ai miei amici perché non si era aperto il cavalletto. Una figura di merda epocale».

Adesso che cosa deve dimostrare a se stesso? 
«Che posso migliorare le mie limitatissime conoscenze chitarristiche. È una mia sfida personale».

E agli altri?
«Che un giorno, fosse anche tra vent’anni, potrò salire su un palco con una chitarra a tracolla. Poi suonarla è un altro paio di maniche».

Il vero lusso per lei qual è?
«Poter viaggiare in giro per il mondo».

E crisi che cosa vuol dire secondo lei?
«Crisi è quando un sistema che pensava di poter crescere indefinitamente si rende conto che la festa è finita. Solo che in altri paesi si prendono provvedimenti radicali e in un paio d’anni si è pronti a ripartire, anche se con moderazione rispetto al passato, mentre da noi c’è un carrozzone di privilegi e clientele che non si può smantellare. E la situazione peggiora di ora in ora».

Gli incontri della vita?
«Claudio Cecchetto, Pier Paolo Peroni e Lorenzo Cherubini per quanto riguarda l’ambito lavorativo. I miei vecchi amici del bar per le esperienze comuni. David Azarch, un mio amico dj di New York che nel 1987 mi fece capire dove stesse andando la musica. Tutte le donne che ho amato. Ogni persona che vedo ai miei concerti. E mio figlio, ovviamente».

Se dovesse aver bisogno di soldi a chi li chiederebbe? 
«Non potrei mai farlo. Preferirei morire».

Il primo ringraziamento a chi lo deve?
«Ai miei genitori per avermi educato al pragmatismo».

La cosa più scema che fa online e non riesce a smettere di fare?
«Controllare gli aggiornamenti software in maniera compulsiva. Odio avere versioni obsolete».

L’ultima volta su Youporn? 
«Anni fa, youporn è troppo generalista. Il mio preferito del genere è xnxx.com».

La categoria preferita?
«Lesbian, molto banalmente».

C’è qualcosa più divertente del sesso?
«Un Airbus A380 al decollo. Sono un patito di aerei. Non li so guidare, ma so tutto».

Gli uomini si dividono in...? 
«Coglioni consapevoli e coglioni convinti di essere fenomeni». Io sono pienamente consapevole».

E le donne?
«Donne dotate di autoironia e senso dell’humor e donne che ne sono tragicamente prive».

La bugia che dice più spesso? 
«No tranquillo, non mi disturbi».

L’ultima che ha detto?
«A mio figlio: i negozi di elettronica prima di Natale sono tutti chiusi. Non l’ha bevuta».

Una cosa che vuole da sempre e finora non è riuscito ad avere?
«Una casa in America».

Motivo che con maggior frequenza la tiene sveglio la notte?
«Certe idee che di notte sembrano geniali ma che poi ripensate la mattina si rivelano cazzate».

L’ultima volta che ha pianto? 
«Guardando il meraviglioso documentario del 2012 Sugar Man, la storia di Sixto Rodriguez, un cantautore messicano/americano poverissimo, diventato un idolo in Sudafrica senza saperlo».

Alla sua età niente è meglio di...? 
«Un giro in moto con gli amici».

Meglio morire rendendosene conto o un colpo e via, magari nel sonno?
«Forse meglio un minimo di preavviso per salutare le persone care».

Nell’Aldilà, come gli antichi egizi, che cosa porterebbe?
«Motocicletta, tutta la musica della mia vita e computer per poter registrare un po’ di canzoni nuove».

Dio c’è sul serio, lei è morto, e fra qualche secondo lo incontrerà: per lei si mette male?
«No. Di sicuro ha senso dell’umorismo».
 

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