Usa, mamma licenziata per il dito medio a Trump: per lei raccolti sul web oltre 76 mila dollari

Usa, mamma licenziata per il dito medio a Trump: per lei raccolti sul web oltre 76 mila dollari
di Federica Macagnone
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Martedì 14 Novembre 2017, 17:32 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 13:00

Quel dito medio rivolto al corteo del presidente Donald Trump le era costato il posto di lavoro. Se da un lato, infatti, aveva ricevuto la larga approvazione del web, dall'altro non era piaciuto ai suoi datori di lavoro, preoccupati che il gesto potesse minare la reputazione dell'azienda. Ma per Juli Briskman, 50enne madre di due ragazzini, l'appoggio del web non si è limitato a una pacca sulle spalle di approvazione. Da quando ha perso il lavoro, oltre all'insurrezione per la decisione ritenuta ingiusta, sul web è partita una vera e propria mobilitazione popolare: gli utenti le hanno mostrato tutta la loro solidarietà aprendo una pagina su un sito di crowdfunding sul quale sono stati raccolti 76mila dollari. L'obiettivo sono i 100 e non è difficile credere che nelle prossime ore si sfonderà il tetto, visto e considerato che il contatore del sito GofundMe non si è mai arrestato.

Il fatto risale allo scorso 28 ottobre, quando Juli, in sella alla sua bicicletta in Virginia, non ha resistito alla tentazione di mostrare il suo disaccordo alla politica di Trump: mentre il corteo presidenziale sfilava accanto a lei ha alzato il dito medio. Il gesto non è rimasto inosservato: a fermare per sempre quell'immagine ci ha pensato un fotografo dell'Afp al seguito del presidente. In poche quella foto ha fatto il giro del web e Juli è stata acclamata come un'eroina. «Quando l'ho visto passare il sangue ha iniziato a ribollirmi nelle vene - ha detto Juli al Washington Post - Stavo pensando ai dreamers che saranno cacciati via, al ritiro degli spot per iscriversi all’Obamacare, al fatto che solo un terzo di Porto Rico ha elettricità mentre lui andava su un campo da golf». La donna, pur stupita da quella acclamazione, si è dimostrata ben contenta di essere diventata il simbolo della protesta e ha tappezzato i suoi social con la foto. I giorni passavano, ma il clamore non scemava, tanto da far pensare alla stessa Juli che sarebbe stato meglio informare i superiori della Akima LLC, un'azienda che partecipa alle gare d'appalto del Governo.

Il 7 novembre è stata licenziata. «Non ero neanche al lavoro quando ho fatto quel gesto - ha continuato la donna - Mi hanno detto che la foto violava la politica aziendale sui social media, che vieta la pubblicazione di immagini oscene sugli account privati dei propri dipendenti. Io ho ribadito che sulle mie pagine social non avevo mai menzionato il mio datore di lavoro e quindi non poteva esserci un collegamento, ma questo non è bastato. In ogni caso lo rifarei». È stato in quel momento che il web, che aveva accolto con un grande plauso il suo gesto, ha deciso di non lasciarla sola: Rob Mello ha creato una pagina per raccogliere fondi per Juli e, in una settimana, sono stati raccolti 76 mila dollari. «Juli Briskman è un'ispirazione per tutti noi - si legge nel post di Mello - Abbiamo appreso che è stata licenziata dal suo datore di lavoro per aver esercitato il diritto alla libertà di parola sancito dal primo emendamento.

Potete mostrare su questa pagina il vostro sostegno». Per Juli adesso inizia la battaglia più dura: ha annunciato di voler fare causa all'azienda per il licenziamento.

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