Villa Adriana, rinascita bio: la prima raccolta di olive per l'olio dell'imperatore

Villa Adriana, rinascita bio: la prima raccolta di olive per l'olio dell'imperatore
di Laura Larcan
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Mercoledì 8 Novembre 2017, 20:03 - Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 12:32

La raccolta di olive per ridare lustro e orgoglio secolare agli uliveti che sfilano nei terreni di Villa Adriana, ripristinare i vigneti di uva pizzutella lungo le pendici rigogliose tra Villa d'Este e il Santuario di Ercole Vincitore, introdurre persino due coppie di pavoni che possano vivere liberi e spensierati di bellezza e d'amore nei giardini di Villa d'Este per evocare i fasti della corte rinascimentale, e vagheggiare la suggestione da Grand Tour di pecore al pascolo nell'agro dell'imperatore filosofo. Il polo monumentale di Tivoli, insomma, punta ad un rilancio del patrimonio in chiave tutta bio.
 



Il progetto originale e ambizioso, che intreccia iniziative tra flora e fauna è tutto del suo nuovo direttore Andrea Bruciati, arrivato nella città d'arte tiburtina (che vanta ben due siti iscritti al patrimonio Unesco) dopo la nomina del ministro dei beni culturali Dario Franceschini attraverso il bando internazionale. Un lavoro complesso e per nulla improvvisato che vanta già una prima tappa, come ha annunciato lo stesso Bruciati. E oggi, nella Villa di Adriano, la  la prima raccolta delle olive.

Un'impresa aperta al pubblico, ma che non vive di solo folklore estemporaneo perché il piano di Bruciati è proprio quello di arrivare a produrre l'Olio di Adriano, prodotto dal brand fortemente legato alla Villa imperiale (i primi di dicembre la presentazione dell'etichetta). Sapori e gastronomia che possono andare a braccetto con l'archeologia per attrarre visitatori ed estimatori.

«Con l'autunno Villa Adriana comincia a diventare a pieno titolo un'azienda agricola, con l'idea di rimettere in produzione l'uliveto - annuncia Bruciati - Le ville possono diventare qualcosa che va al di là della semplice contemplazione con segni tangibili di recupero, di valore di memoria e tradizione». Una svolta per un patrimonio verde troppo a lungo dimenticato. Si comincia con una prima raccolta, ma da febbraio l'obiettivo è quello di coinvolgere tutti i 3000 ulivi.

«Faremo in modo che non abbiano un senso solo decorativo e puntiamo a produrre l'olio di Adriano - racconta Bruciati - Lo scopo è di sensibilizzare l'attenzione su prodotti che provengono da questo territorio, ma che non hanno avuto una giusta vetrina e la piattaforma internazionale delle ville può fungere da volano per incentivare un recupero dei prodotti tipici della filiera a kilometro 0». Non solo.

A Ville d'Este si lavora alacremente per il traguardo della seconda metà di marzo: «In primavera introdurrò nei giardini due coppie di pavoni. Mi piace far rivivere situazioni e atmosfere che connotano il complesso monumentale anche perché siamo di fronte al giardino di un grande cardinale rinascimentale. Saranno liberi di muoversi, anche perché non sono aggressivi. Ho già preso accordi con un allevatore che segue il reinserimento e ce li dona. La speranza è che possano riprodursi».

LE TARTARUGHE
Secondo una continuità paesaggistica, nel verde del Santuario di Ercole Vincitore che guarda verso Villa d'Este, Bruciati punta a ripristinare i filari di uva pizzutella: «Un'uva da tavola, autoctona di Tivoli, di cui fino agli anni 60 tutta la strada che conduceva al santuario era piena».

A Villa Adriana resta da risolvere il problema delle tartarughe americane (un diametro di oltre venti centimetri). «Una decina di anni fa qualche visitatore le ha lasciate libere nel lago del Pecile, e queste si sono riprodotte. Ormai costituiscono una colonia e sono ovunque. Crescono in modo esagerato, sono incongrue con i luoghi, infestano tutti i bacini d'acqua, soprattutto le piscine del Teatro Marittimo e del Canopo che vorrei ripulire. Togliendole, le vorrei regalare ai bambini in visita alla villa».

Specie da eliminare e specie da introdurre: «Mi piacerebbe recuperare lo spirito dell'agro romano, e inserire a Villa Adriana greggi di pecore. Ma stiamo ancora valutando la fattibilità, non è facile come l'inserimento dei pavoni».
 

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