La questione dei requisiti che occorrono per ottenere l'agreement è ritornata alla ribalta in questi giorni in occasione della visita a Roma del presidente libanese Hariri. La scorsa settimana è stato in visita in Vaticano e durante il colloquio con Papa Francesco si è sentito ripetere che il nome dell'ambasciatore libanese che aveva individuato non sarebbe mai passato. Il motivo del diniego si trovava racchiuso nell'appartenenza del diplomatico ad una loggia massonica. Un aspetto che forse nessuno aveva preso in considerazione prima, tanto che il diretto interessato, l'ambasciatore Johnny Ibrahim, attuale console generale del Libano a Los Angeles, a luglio aveva già festeggiato e condiviso la notizia della sua nomina con diversi prelati americani. Si racconta che il presidente Hariri di fronte alla richiesta vaticana sia rimasto un po' spiazzato anche se ha subito assicurato che avrebbe individuato una soluzione alternativa. Ad un giornale francofono di Beirut, L'Orient Le Jour, Hariri ha usato parole tranquillizzanti sul fatto che avrebbe risolto il problema in tempi rapidi mentre il console silurato da Papa Bergoglio precisava alla stampa di avere effettivamente avuto dei legami con la massoneria francese ma senza però averne mai fatto parte.
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