Non solo Facebook, Twitter e Google quindi. Il videogioco basato sulla realtà aumentata, la cui popolarità è esplosa nei mesi successivi al suo lancio, nel luglio 2016, sarebbe tra i canali usati dai russi per acuire le tensioni razziali negli Stati Uniti e in questo modo influenzare il voto per le presidenziali.
Stando ad un'indagine della Cnn, il gioco per smartphone è stato sfruttato all'interno di una campagna legata ai russi e chiamata «Don't Shoot Us» («Non sparateci»), che si dichiarava dalla parte del movimento antirazzista Black Lives Matter. La campagna avrebbe veicolato i propri messaggi divisivi su Facebook, Instagram, Twitter, YouTube, Tumblr oltre che su Pokémon Go. Su quest'ultimo, le persone sono state invitate a partecipare ad un concorso che chiedeva di cercare i Pokémon nei luoghi degli incidenti tra polizia e afroamericani, e di chiamare i personaggi del gioco con i nomi delle vittime.
A conferma di quanto sostenuto dalla Cnn, la pagina Facebook di «Don't Shoot Us» è tra i 470 account che il social network ha chiuso dopo aver scoperto il loro legame con una «fabbrica di troll» collegata al Cremlino, chiamata Internet Research Agency.
Immediata la risposta della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova: «Stando alla logica della Cnn - ha scritto su Facebook - gli afroamericani formano la loro opinione pubblica giocando a Pokemon Go. Questo è il modo ottuso in cui l'emittente ha spiegato l'emergere dei problemi razziali negli Stati Uniti moderni. I russi sono ancora una volta da accusare... come i pokemon che loro controllano»
Per la cronaca Pikachu a Mosca è Пикачу.
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