Banca Etruria, chiesti danni per 400 milioni agli ex amministratori

Banca Etruria, chiesti danni per 400 milioni agli ex amministratori
di Valentina Errante
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Mercoledì 11 Ottobre 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 08:21

La richiesta supera i 400 milioni di euro. A tanto ammonta, secondo il commissario liquidatore Giuseppe Santoni, il danno arrecato a Banca Etruria dagli ultimi amministratori dell’istituto di Arezzo, portato al dissesto con un buco di 3 miliardi di euro. Sono 37 in tutto, componenti dei cda e sindaci, che dal 2010 al commissariamento, avvenuto nel febbraio 2015, avrebbero contribuito al default. E c’è anche Pierluigi Boschi, padre del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena, consigliere di amministrazione dal 2011 e vicepresidente della banca dal 2014. Con lui, gli ex presidenti Lorenzo Rosi e Giuseppe Fornasari, il direttore generale Luca Bronchi (gratificato con una liquidazione da 1,2 milioni di euro), e il suo omologo Alfredo Berni dovranno rispondere in solido per «il ristoro dei danni arrecati alla Etruria, nonché ai creditori sociali». Chiamata a risarcire anche la società di revisione PriceWaterhouseCoopers, oltre agli eredi di quattro manager deceduti. La citazione è stata depositata lunedì al tribunale civile di Roma: l’azione di risarcimento, autorizzata da Bankitalia, è stata sottoscritta anche da Ubi Banca che lo scorso maggio, con il contratto di acquisto della nuova Banca Etruria, si era impegnata ad aderire alla causa civile.

LA RICHIESTA
Sono tre gli argomenti sui quali si basa l’atto di citazione che si conclude con la richiesta di risarcimento del danno arrecato a Banca Etruria: l’erogazione e la gestione di mutui e crediti, senza garanzie e in conflitto di interesse, il non avere seguito le indicazioni di Bankitalia sulla necessità di individuare un partner di alto livello per una fusione e, infine, la gestione delle sofferenze. Un anno e mezzo fa Santoni aveva preannunciato l’azione civile ai vertici della banca contestando anche il depauperamento del patrimonio sociale attraverso «numerose iniziative contrarie alla prudente gestione» e l’ostacolo all’attività di vigilanza di Bankitalia. Azioni che si sarebbero protratte per anni, anche dopo l’intervento e le relazioni degli ispettori di Palazzo Koch, che indicavano i nodi gestionali. L’inerzia e l’inadeguatezza della governance avrebbero invece determinato il dissesto del quale adesso gli ex vertici devono rispondere di tasca propria. 

LE ALTRE AZIONI
Intanto sono in una fase più avanzata le cause di risarcimento nei confronti degli ex vertici delle altre tre popolari. L’obiettivo è quello di utilizzare il denaro per rimborsare anche gli obbligazionisti subordinati che hanno perso tutti i risparmi. La causa più avanzata è quella per Banca Marche e per la sua controllata Medioleasing. La richiesta è di 282 milioni a 32 persone, anche qui ex manager, amministratori e il revisore PWC al quale viene richiesto un danno di 182 milioni. A manager e amministratori viene chiesto anche di restituire gli emolumenti per 25 milioni. Cento milioni sono invece quelli chiesti a 31 soggetti - tra i quali Deloitte - per Carife. 

 

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