È sempre il Washington Post che oggi ha denunciato la singolare assenza in migliaia di tribunali federali, laboratori, basi militari, porti di ingresso, uffici e nelle ambasciate americane all'estero. Una parete bianca dove fino al 20 gennaio erano appese le foto di Barack Obama e Joe Biden (neanche il vice-presidente Mike Pence finora ha il suo ritratto appeso, al pari del Segretario di Stato Rex Tillerson). Le agenzie federali che avevano ordinato fin dall'inizio le foto del nuovo Commander in Chief stanno ancora aspettando che il Government Publishing Office, che stampa i ritratti ufficiali, li spedisca alla General Services Administration, a cui fanno capo i circa 9.600 edifici federali coast to coast. La tradizione risale ai tempi della Guerra Civile: un modo per unificare il Paese. Il ritratto di Obama arrivò dopo 90 giorni di Casa Bianca, cronicamente in ritardo Bill Clinton: fu appeso solo in giugno, sei mesi dopo l'insediamento. Nessuno però è mai stato in ritardo come Trump.
La Casa Bianca ha confermato che il ritratto ufficiale è ancora un «work in progress», tant'è che in alcuni uffici federali zelanti funzionari sono ricorsi al «fai da te» scaricando dal sito WhiteHouse.gov il ritratto accigliato del presidente: Trump si fa fotografare con le sopracciglia aggrottate e la bocca senza traccia di un sorriso per assomigliare a uno dei suoi eroi, Winston Churchill.
E se è vero che l'assenza della foto ufficiale è un dettaglio in mezzo al caos generale dell'amministrazione tra uragani e incendi, Russiagate, minaccia nord-coreana, polemiche sull'immigrazione e Congresso in subbuglio, per gli storici della presidenza il particolare è significativo: Secondo Michael Beschloss, «deliberatamente o no, questo atto trasmette il senso di un presidente che si vuole isolare dal governo federale»
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