«Avevo sentito per telefono Roberto qualche giorno fa - racconta il sindaco Pietro Salutari, che di Paola è anche cugino - mi aveva telefonato per sapere come era la situazione degli incendi. Aveva letto che le fiamme avevano aggredito anche Secinaro e avevano interrotto la strada per Goriano: era preoccupato, ma io l’ho rassicurato». Cuore generoso quello di Roberto, sessantacinque anni, assicuratore per le Generali ad Empoli (dove lavorava anche il figlio), che l’altra mattina non ha esitato a gettarsi nel fiume di fango e detriti che aveva invaso il seminterrato di casa, portando in salvo la nipotina Camilla e lottando, fino all’estremo sacrificio, per salvare l’altro nipotino Filippo, per cercare di aiutare il figlio Simone (trentasette anni) e la nuora Glenda (trentacinque). Tutti morti in quell’inferno di melma uscita con una forza dirompente dal torrente Rio Maggiore, letteralmente esploso nel giardino di via Nazario Sauro con una pressione che ha abbattuto il muro della villetta e in pochi minuti ha riempito fino al soffitto la taverna al piano seminterrato, dove la famiglia Ramacciotti l’estate si spostava per stare più fresca e per permettere ai piccoli di giocare liberamente in giardino. «Il paese tutto è sotto choc, noi che per giorni abbiamo atteso la pioggia per domare gli incendi - continua il sindaco di Castelvecchio Subequo - quella pioggia ci ha portato via un pezzo della nostra comunità. Siamo vicini a Paola che ora, comprensibilmente, non se la sente di parlare: il suo è un lutto troppo grande e lo è anche per noi».
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