Vaccini, Fedeli: «Escludiamo deroghe per chi non è in regola»

Vaccini, Fedeli: «Escludiamo deroghe per chi non è in regola»
di Marco Conti
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Martedì 5 Settembre 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 16:12

Ministra Fedeli, qual è l’impatto su scuole e famiglie della reintroduzione dell’obbligo vaccinale
«La circolare congiunta che abbiamo fatto venerdì con la collega Lorenzin ha messo in moto un meccanismo importante che facilita molto le famiglie e le scuole con l’obiettivo di portare a casa un risultato importante qual è l’obbligo alla vaccinazione». 

Novità che hanno disteso gli animi ovunque?
«L’autocertificazione è un passaggio fondamentale perché mantiene l’obbligo ma tiene conto della fase complessa legata al primo anno di applicazione della legge, e delle diverse realtà che ci sono nel Paese. Niente deroghe, ma facilitare il più possibile. Sarà sufficiente autocertificare la prenotazione presso una Asl dei vaccini mancanti. E questo aiuta, nella scuola da 0 a 6 anni, anche chi non ha avuto informazioni. Non solo. Obbligati a produrre certificati saranno solo le famiglie che le Asl troverà non in regola basandosi sugli elenchi degli iscritti trasmessi dai presidi».

Lei e la ministra della Salute Lorenzin avete però sempre detto che non verranno ammesse deroghe o proroghe invece il Veneto ne concede una di un anno e la Lombardia “riflette” congelando la proroga. Che pensate di fare?
«La regione Lombardia ha tenuto conto della nostra circolare perché il tema di discussione non è l’obbligo ma la facilitazione».

E il Veneto?
«Stiamo valutando il contenuto dell’atto amministrativo che sembra essere stato assunto dalla Regione facendo leva sulla distinzione tra iscrizione e frequenza. E’ vero che la legge prevede che non si decade dall’iscrizione, ma non si può frequentare se non sei vaccinato o non hai portato l’autocertificazione che attesta la richiesta alla Asl. Il Veneto sembra voler allungare di un anno il periodo di decadenza e ciò è inammissibile».

La regione parla di una contraddizione contenuta nella legge. Un cavillo?
«Non ho capito quale sia, ma insieme alla ministra della Salute ribadiamo che non si decade dall’iscrizione, ma il bambino non può frequentare se la famiglia non ha portato il certificato con le vaccinazioni fatte o non certifichi che ha un appuntamento programmato. Se hanno fatto una scelta diversa che non risponde ai parametri della legge, il Veneto si assume una responsabilità impropria di non applicare una legge del Parlamento. Punto».

La regione sostiene che in questo modo si prende tempo in attesa della pronuncia della corte Costituzionale.
«E proprio per questo che trovo strano questo provvedimento. Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha già impugnato la legge ed è in attesa della risposta della Corte. Mi chiedo perchè non debba nel frattempo applicare la legge. L’atto di impugnare una legge da parte di un presidente, significa non condividerla in tutto in parte, ma l’obbligo di rispettarla e di farla rispettare, resta. Anche perché sinora la sua politica è stata quella di voler convincere, facilitare e informare le famiglie, non escluderle dall’obbligo dei vaccini».

In questo modo però un bimbo veneto non vaccinato ha la possibilità di iscriversi e di frequentare e anche di sedersi e giocare con un bimbo vaccinato. Materia di chissà quante denunce ed esposti. Non crede?
«Se così fosse permesso si andrebbe contro la legge. Non ci sono dubbi. Resta il fatto che sarebbe la Regione in contraddizione con le famiglie che invece scelgono di vaccinare i propri figli. Basti vedere ciò che è accaduto a Verona dove hanno vaccinato i propri figli tre delle quattro famiglie che non lo avevano fatto. Si rischia un conflitto improprio».

Secondo lei è cominciata la campagna elettorale per i referendum autonomisti di ottobre?
«Non lo capisco, anche se ammetto di averci pensato. Però sia la Lombardia che Zaia hanno sempre posto il problema sotto il profilo della facilitazione. Quello che abbiamo fatto con la circolare di venerdì con l’autocertificazione, va in questa direzione in materia seria e senza concedere nulla all’obbligo che resta come requisito per l’accesso. Ritengo sia poco inutile contrapporsi su questo tema. Sulla salute non ci si può permettere di fare campagna elettorale».

Pensa di parlare con il presidente Zaia?
«Certamente. L’ho fatto già con Maroni. Però la differenza è che il Veneto non hanno annunciato, hanno già fatto un atto. Nonostante questo voglio capire cosa è scritto in questo decreto dirigenziale, uno strumento che francamente rende ancor più complicata la non attuazione della legge».

Nelle altre regioni come sta andando?
«Sono sin da subito rimasta molto colpita da come si sono mosse già nel mese di agosto molte regioni per fare accordi con la Asl. Tutti hanno lavorato per facilitare famiglie e scuole. Regioni del Nord come del Sud. Si è messa in moto l’Italia molto positivamente, grazie anche alla consapevolezza delle famiglie. Addirittura in Sicilia, in un modo assolutamente da condannare, sono arrivate ad aggredire un ufficio della Asl perchè stava chiudendo alla sua ora. I genitori chiedono di essere informati ed aiutati, ma vogliono vaccinare i propri figli».

Scuole e presidi saranno in grado di supportare quest’ulteriore onere?
«Siamo sotto organico sia sotto il numero dei presidi che sono costretti a seguire molti plessi, sia nel personale amministrativo ma ovunque c’è una grande responsabilità e attenzione nei confronti delle famiglie».

La scuola, soprattutto dell’infanzia, può essere lasciata alle competenze delle regioni?
«Credo che in Italia ci sia un senso di appartenenza che spinge a muoversi in unica direzione. Tutti, Anci compreso, ci si è mossi nella stessa direzione e anche la pronuncia del garante della Privacy, che permette alle Asl l’utilizzo degli elenchi delle scuole, dimostra che c’è un sistema Paese».
 

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