Anna Guaita
Quest'America
di Anna Guaita

La Cajun Navy: i volontari in barca che salvano le vittime dell'alluvione

di Anna Guaita
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Giovedì 31 Agosto 2017, 18:40 - Ultimo aggiornamento: 22:57

NEW YORK – In questa estate dello scontento, la catastrofe texana ci manda un messaggio di umanità che vorrei condividere con i lettori. E’ un messaggio che nell’immensità del disastro, fra le migliaia di notizie che si sono accavallate, l’ansia, la paura, gli assurdi battibecchi politici, è andato quasi ignorato. E’ il messaggio che ci ha dato la “cajun navy”, l’armata di volontari forniti di barche che dalla Louisiana sono andati a centinaia – ma forse migliaia – a salvare la gente rimasta intrappolata nelle case, sui tetti, nelle auto.

La “cajun navy” ha lavorato fianco a fianco con la protezione civile, la guardia nazionale, la guardia costiere, l’esercito, i corpi di polizia e vigili del fuoco. Rispondono alle domande di soccorso che arrivano via social networks, stanno in contatto con un app degli smartphone che funziona come un walkie talkie (si chiama Zillo) e si muovono nello sterminato lago di acqua fangosa che oggi è Houston e la parte sud del Texas, usando il gps.

Questa “armada” di volontari si formò spontaneamente nell’agosto del 2005, quando l’uragano Katrina si abbattè sulla Louisiana affondando New Orleans. Neanche un mese dopo, alla fine di settembre, i volontari forniti di imbarcazioni si mobilitarono di nuovo per l’arrivo di Rita, un altro uragano che colpì dove Katrina aveva causato disastri, aggravando la situazione.

Da allora, il gruppo di volontari si è mobilitato ogni volta che nel sud siano avvenute alluvioni. Sono organizzati, hanno una pagina FaceBook, e sono pronti a scattare in tempi velocissimi. Per di più conoscono queste zone, e sanno come muoversi perché spesso sono stati loro stessi vittime di alluvioni.

In genere, quando si pensa a “Cajun” viene in mente la cucina, la musica della Louisiana, il carnevale di New Orleans, ma raramente si pensa che si tratta di una vera vasta cultura, anzi di una precisa etnia. I “cajun”, anche noti come “Louisiana Acadians”, sono i discendenti dei francesi che nel Settecento vennero obbligati dall’esercito inglese a lasciare il loro Canada e a trasferirsi nella Louisiana, che allora era una colonia francese. Si calcola che siano circa un milione e mezzo, e occupano oggi il sud della Louisiana e il sud est del Texas.

Poiché vivono in aree piene di laghi, fiumi e paludi, quasi tutti hanno barche e pick-up. E quando ci sono alluvioni e bisogna correre in aiuto, attaccano le loro barche ai pick-up e si spingono fin dove i veicoli possono marciare. In genere i loro pick-up sono forniti di ruote più grandi del normale e quindi sono capaci di affrontare strade già in parte invase dall’acqua. Quando non possono più andare avanti, fermano i veicoli, sganciano le barche e con esse si inoltrano nelle zone alluvionate.

Le foto di un’anziana signora di colore, e quelle di un bambino di due mesi, salvati da morte certa da una delle loro pattuglie sono diventate virali.

La “cajun navy”, quasi interamente formata da bianchi, ha portato in salvo centinaia di persone, in massima parte afro-americani.

Niente razzismo qui. Solo solidarietà.

Un messaggio che non vorrei andasse perso, proprio in questi giorni di scontri.


                                                                                                                                                                                         
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