Barcellona, Luca Russo morto al primo viaggio in Spagna

Barcellona, Luca Russo morto al primo viaggio in Spagna
di Angela Pederiva
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Sabato 19 Agosto 2017, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 12:26
Sulla roulette del terrore la pallina jihadista si è fermata di nuovo a Nordest. Come a Parigi il 13 novembre 2015 con la veneziana Valeria Solesin, come a Dacca il 1° luglio 2016 con l'udinese Cristian Rossi e con il pordenonese Marco Tondat: così è successo a Barcellona, il 17 agosto 2017, con il 25enne Luca Russo, in vacanza insieme alla 21enne Marta Scomazzon. Due fidanzati di Bassano del Grappa che passeggiano ignari sulla Rambla, di qua il nero dell'orrore e di là il rosso del sangue, il furgone bianco lanciato sulla folla, il terrorismo islamista che fa il suo sporco gioco finché rien ne va plus, lui viene ucciso e lei rimane ferita, vittime casuali dell'ennesima puntata assassina.

LA TELEFONATA
Giovedì pomeriggio i Russo e gli Scomazzon non sanno ancora dell'attentato. Lo apprendono verso le 17.30, dalla telefonata di Marta alla madre Roberta Andolfatto, così riferita dagli zii Renato e Lucia: «Mamma stai tranquilla, ho solo due fratture al gomito e alla caviglia, ma non so più niente di Luca. Stavamo camminando assieme per rientrare verso l'hotel, poi ci è venuto addosso il pulmino: io sono caduta e mi sono accorta che Luca non c'era più, non l'ho più visto da quel momento, il suo corpo è stato spazzato via». Alle 22.46, da un tam-tam via WhatsApp, spunta un video: steso a terra c'è un ragazzo soccorso da due passanti, il torso nudo, un calzino azzurro sul piede destro, un paio di pantaloncini verde militare. «L'abbiamo riconosciuto da quelli, era Luca, ma pensavamo che fosse solo ferito», racconteranno i parenti. L'indomani mattina l'amica Alexia Vomiero posta il filmato: «Utilizziamo Facebook per qualcosa di utile, fate girare il più possibile».

La sorella Chiara Russo condivide e implora: «Aiutatemi a riportarlo a casa. Vi prego». Lei, che dopo l'attacco di Nizza del 4 luglio 2016, scriveva: «I terroristi, i kamikaze, ci ammazzano per intimidirci, piegarci e infine ricattarci. Il loro scopo non è riempire i cimiteri, non è distruggere i nostri grattacieli, le nostre Torri di Pisa, le nostre Tour Eiffel, le nostre cattedrali, i nostri David di Michelangelo. È distruggere la nostra anima, le nostre idee, i sentimenti, i sogni».
La speranza di ritrovare vivo il giovane comincia ad affievolirsi alle 11.52, con l'annuncio di Stefano Verrecchia, capo dell'unità di crisi della Farnesina: «Ci sono due italiani tra le vittime e tre feriti». Alle 12.43 è ufficiale: dopo Bruno Gulotta di Legnano, il quattordicesimo morto è Luca Russo e la centotrentesima ferita è Marta Scomazzon. Simone, papà di lui, e Roberta, mamma di lei, corrono all'aeroporto di Treviso, per imbarcarsi sul volo Ryanair per Barcellona delle 14. Nell'appartamento dei Russo, in Largo Perlasca, resta il silenzio, rotto appena dal ricordo di Venanzio Cardella, ex consigliere comunale e vicino di casa: «Luca era un bravo ragazzo, lo vedevo portare il cane a passeggio». Nella villetta degli Scomazzon, in via Motton, papà Mirco affida agli zii Renato e Lucia tutta la sua angoscia: «I ragazzi erano partiti domenica scorsa per dieci giorni, il loro primo viaggio in Spagna. Per questa domenica era in programma lo spostamento a Valencia, il ritorno a casa era previsto per mercoledì prossimo. Erano fidanzati da un anno e mezzo, per Marta questo era l'amore della vita. Luca era un ragazzo meraviglioso, solare, pieno di vita. Una persona splendida, stupenda. Era un angelo...».

I POST SU FACEBOOK
Le lacrime interrompono i ricordi. Ora c'è da pensare a Marta, dapprima portata in un ospedale del centro e successivamente trasferita in una struttura più periferica, e da rimpatriare la salma di Luca, ingegnere elettronico alla Fral di Carmignano del Brenta. Due figli dell'Europa al tempo dell'Isis. «Senza parole...», aveva commentato lui il 20 agosto 2014, condividendo su Facebook la foto della decapitazione di un giornalista statunitense. E lei, il 14 novembre 2015, aveva modificato la propria foto-profilo colorandola di blu, bianco e rosso, i colori della Francia straziata la sera prima dalla mattanza del Bataclan. Adesso che #SiamoTuttiBarcellona, com'eravamo stati #Charlie e tutti gli altri, ci resta solo l'ultimo post di Luca Russo: «Nasciamo senza portare nulla, moriamo senza portare via nulla. Ed in mezzo litighiamo per possedere qualcosa».

 
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