Uova contaminate, al via anche in Italia i controlli sui polli

Uova contaminate, al via anche in Italia i controlli sui polli
di Alessandra Camilletti
4 Minuti di Lettura
Domenica 13 Agosto 2017, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 09:16

Non solo uova. L'Unione europea ha ordinato controlli anche sugli animali delle aziende bloccate in Belgio, Olanda, Francia e Germania, contro il rischio fipronil. Tanto più che ieri la lista dei Paesi a rischio, per aver ricevuto prodotti da terzi, si è allargata a Spagna, Libano e Repubblica Ceca. L'indicazione di verifiche è venuta venerdì anche dal ministero della Salute, che ha inviato alle Regioni il piano di controllo a campione su uova, prodotti derivati e carni di pollame, da applicare a tutta Italia. Un piano predisposto in via cautelativa - anche in assenza di segnalazioni specifiche - tra ministero, Regioni e carabinieri del Nas. E che scatterà già domani: partiranno i controlli in Lombardia. Ma in Italia il problema fipronil può riguardare solo l'import.

LE VERIFICHE
«Già una decina di giorni fa, grazie a una verifica con i nostri veterinari, era stato accertato che in nessun allevamento regionale fosse stato utilizzato l'insetticida - spiega l'assessore al Welfare Giulio Gallera - La nuova azione che partirà lunedì anche in ambito di utilizzo delle uova e dei suoi derivati è dunque unicamente a scopo cautelativo». L'Emilia Romagna ha annunciato i controlli dai prossimi giorni. Di venerdì il fermo cautelativo di tre lotti di prodotti alimentari derivati da uova provenienti da Germania, Belgio e Olanda: uno in provincia di Bologna e due di Parma. «Mi pare di poter dire che la rete dei controlli ha funzionato, innescando tutte le procedure di sicurezza che sono previste in questi casi» ha assicurato l'assessore alla Sanità, Sergio Venturi.

L'input sui controlli da parte della Ue riguarda le galline ovaiole, la cui carne - dice la Commissione europea con riferimento a Belgio, Olanda, Francia e Germania - «deve essere controllata in osservanza con la legge Ue, prima di essere immessa sul mercato». L'Agenzia federale belga per la sicurezza nella catena alimentare aveva già avviato i test sugli animali. Controlli che le aziende bloccate devono compiere prima che gli animali vengano abbattuti e che la loro carne venga venduta per il consuma ed esportata, in prevalenza in Africa e in particolare in Congo. Il problema non c'è, spiega l'Agenzia, per i polli da carne: gli animali vengono abbattuti prima che si ponga il rischio pulci, e non hanno bisogno di trattamento.

I RISVOLTI
Il caso delle uova contaminate ha rilanciato il tema della tracciabilità degli alimenti e quello dei controlli. Un capitolo che viaggia di pari passo con l'immediatezza dell'allerta, che in questo caso non ci sarebbe stata. Tanto da creare un incidente diplomatico, con il Belgio ad accusare i Paesi Bassi - che respingono al mittente - di non aver dato subito l'allerta, nel novembre 2016, di un possibile uso dannoso del fipronil nella disinfestazione degli allevamenti aviari.

E secondo il quotidiano belga Le Soir un rapporto del Consiglio superiore della sanità belga metteva in guardia sulla tossicità del fipronil già nel giugno 2016, ma l'Agenzia per la sicurezza alimentare belga non fece controlli. Dal canto suo l'Afsca sostiene che nell'allerta non si indicava la potenziale presenza dell'antiparassitario nelle uova.

LA TRACCIABILITÀ
Cosa fare? L'obbligo di indicare in etichetta l'origine dei prodotti «va esteso a tutti gli alimenti senza attendere che si verifichino le emergenze» dice Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti. «Ma va anche tolto il segreto sui flussi commerciali con l'indicazione delle aziende che importano materie prime dall'estero, per consentire interventi mirati». Se infatti la filiera italiana è sicura, nei primi cinque mesi del 2017 il nostro Paese ha importato dall'Olanda - dice Coldiretti su dati Istat - 610mila chili di uova in guscio di gallina, cui si aggiungono 648mila chili di derivati come uova sgusciate e tuorli freschi, essiccati e congelati. E non sono quantificabili gli alimenti venduti come paste e dolci.

«La vicenda pone in tutta evidenza il problema della tempestività e della trasparenza delle informazioni» sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ricordando che il caso verrà affrontato a settembre dal «Consiglio informale dei ministri dell'agricoltura della Ue a Tallin».
Di fondo, come ricordato dallo stesso ministero della Salute, vale la buona regola di comprare italiano. Basta che sul guscio delle uova compaia la sigla IT.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA