È proprio Miss Italia a sdoganarlo su tutti i lidi della Penisola. Icona di uno stile che strizza l’occhio all’emancipazione del corpo femminile è una bellissima Miss in due pezzi, protagonista dell’edizione considerata dell’“Anno d’oro”: siamo nel 1947. Tre anni dopo è Sophia Loren, Miss Eleganza per il Premio, a posare sorridente con un bikini che ancora non osa. La vita resta rigorosamente alta. Bisogna infatti arrivare al ’52 per vedere i fianchi scoperti e dei laccetti a fiocco che accompagnano le silhouette delle Miss. Ma gli anni ’50 sono quelli delle maggiorate, donne dalle forme più morbide. Il Dopoguerra – anche attraverso l’estetica – rappresenta una rinascita che passa per la prosperità. Le passerelle del concorso sono gremite di candidate che non rinunciano – nonostante i bikini - a indossare i costumi interi, con il décolleté libero di mostrarsi senza veli. È nel decennio dei ’60 che si assiste invece alla transizione tra i fisici che oggi sarebbero considerati “curvy” e quelli più filiformi.
E così, anno dopo anno, anche la moda subisce una sua trasformazione: si lascia il passo a un costume più osé ma con moderazione. In apertura degli anni ’70 è Alda Balestra a dettare la linea in quanto a canoni estetici: sbanca a Miss Italia la “mise” in bikini succinto della friulana che diventa la più bella d’Italia. Un volto diverso il suo, dai tratti nordici, che negli anni arriverà a conquistare le passerelle dell’alta moda, anche oltreoceano. Sarà lei infatti, oltre a Isabella Rossellini, a spopolare e a sbancare nelle cover delle riviste più patinate d’America. Ma è nel ’77 che i centimetri di stoffa del bikini si riducono drasticamente, complice la diversa fisicità delle Miss. Subito dopo fa presto a tornare in voga il costume intero, seppur in versione molto più sexy: siamo nel 1981 e a trionfare sono i fianchi scoperti e le linee più audaci nella sgambatura. Ma gli Ottanta sono anche gli anni della seduzione: le forme passano dal corpo al costume, con geometrie vistose e fantasie animalier.
E quando il fisico della donna si fa più tonico, quasi androgino, tanto da prestarsi a un celebre scatto del 1985 dove le Miss posano con elmetto e mimetica “da bagno”, Hollywood lancia la seconda puntata della celebre saga “Rambo”. A diventare protagonisti di questi anni, sono anche i colori e la tintarella, quest’ultima imperdibile “must have” della vacanza al mare. Inversione di stile negli anni ’90, quando a Miss Italia si cominciano a vedere i brand e i costumi diventano abiti di gara. Nel concorso, seguendo l’evoluzione della moda italiana, torna protagonista l’intero minimal e sparisce lo sgambato. Gli anni 2000 sono all’insegna della sperimentazione: nel 2005 tornerà il bikini. A imporsi è il due pezzi dal taglio impenitente, ma comunque elegante e impreziosito da Swarovski.
L’anno successivo sarà la volta del trikini floreale, indossato dalle finaliste e che diventerà più glamour nella versione “da sera” che vedremo sul palco quattro anni dopo. Nel 2008 – la volta di Miriam Leone – si assiste a una ricerca nel passato sia del tessuto che della fantasia e vince su tutti il classico pois bianco e nero; decisamente sperimentale è la scelta del costume 2009, tra striature di diversi colori e linee mai osate fino ad allora. Ancora più innovativo è il pezzo intero che si comincia a vedere nel 2010, dai colori argentati e dorati. E proprio nell’anno del primo bon ton lanciato da Miss Italia, nel 2011, a sfilare sul palco di Montecatini Terme sono le finaliste in un costume ispirato a Mademoiselle Coco, un intero (col fiocco) dall’inconfondibile bianco e nero Chanel. Da quel momento, tutte le novità delle edizioni saranno dettate da uno sguardo al passato e ai diversi stili già raccontati dal concorso.
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