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di Luca Cifoni

Quelli che "i prezzi sono troppo bassi"

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Martedì 6 Giugno 2017, 13:09 - Ultimo aggiornamento: 13:10
Tre vicende di queste ultime settimane, apparentemente slegate tra loro: la marcia dei professionisti per protestare contro l'abolizione delle tariffe minime, a cui è seguita la presentazione di un disegno di legge per ripristinarle; la richiesta di alcune associazioni di editori e librai di ridurre dal 15 al 5 per cento l'attuale sconto massimo sui prezzi di copertina dei libri; la campagna pubblicitaria di una nota catena di alimenti biologici che sostiene tra l'altro: “Il prezzo più basso non è il prezzo più giusto perché non garantisce un futuro agli agricoltori”.

In comune c'è l'argomento secondo cui è giustificata (e quindi almeno in alcuni casi andrebbe imposta per legge) la richiesta ai cittadini di pagare prezzi più alti di quelli di mercato, in nome di principi etici più o meno evidenti. Nel caso dei professionisti l'argomento è che i servizi offerti a tariffe ridotte sono di qualità peggiore e dunque penalizzano gli utenti (oltre ai redditi dei professionisti stessi). Per quanto riguarda i libri, la limitazione degli sconti dovrebbe difendere le piccole e medie librerie dalla concorrenza di grandi catene di distribuzioni e colossi on line. Sul bio, il messaggio è più immediato: pagare di più per tutelare i contadini, in particolare quelli che scelgono metodi di coltivazione non industriali.

Si può simpatizzare o meno per queste specifiche cause, ma il principio per cui il cittadino-consumatore fa delle scelte di acquisto che hanno anche un profilo etico mi pare sacrosanto ed è ormai ampiamente entrato anche nelle strategie di marketing delle aziende (a volte in modo un po' caricaturale in verità). Invece è molto discutibile l'idea che queste scelte debbano essere imposte in modo coercitivo: a parte il sottinteso per cui chi compra non sarebbe in grado di fare valutazioni autonome, l'individuazione dei soggetti meritevoli di questa tutela particolare (a spese del portafogli di tutti) rischia sempre di essere arbitraria e dipendente dalla capacità di pressione di questa o quella categoria. Se si dà il caso che lo Stato debba intervenire per aiutare questo o quel settore – ci devono comunque essere buoni motivi - può farlo in modo trasparente con sussidi o agevolazioni fiscali.
 
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