Bomba alle Poste, l’obiettivo è Mistral Air per i voli che rimpatriano i migranti

(Foto di Cecilia Fabiano/Ag.Toiati)
di Valentina Errante e Cristiana Mangani
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Sabato 13 Maggio 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 15:06

L’offensiva degli anarco-insurrezionalisti è partita nel 2015, quando un documento ha indicato gli obiettivi da colpire: tutte le aziende coinvolte nel rimpatrio dei migranti trattenuti nei Cie e destinati a tornare nei paesi di origine. Tra queste anche Poste italiane, proprietaria di “Mistral air” , la compagnia aerea utilizzata dal governo per le cosiddette riammissioni degli “irregolari”, che non hanno diritto all’asilo. Nell’ultima relazione alle Camere dei servizi segreti, i nuovi target dell’area anarco-insurrezionalista erano già stati evidenziati, dopo alcuni episodi avvenuti in altre città italiane. L’episodio di ieri non viene sottovalutato. Da mesi, l’intelligence esamina i documenti programmatici che invitano alla lotta e potrebbero annunciare un salto di qualità nello scontro. A preoccupare è anche la coincidenza di date: il G7 di Taormina potrebbe essere una ribalta. Anche in assenza di una rivendicazione, l’ipotesi è che l’azione di ieri sia riconducibile alla Fai. Un insieme di cellule scollegate tra loro ma unite solo dalla «solidarietà rivoluzionaria» contro la «repressione».

IL DOCUMENTO
“I cieli bruciano”, pubblicato nel 2015, invitava a rilanciare la lotta contro la repressione. «Crediamo - si legge - che sia importante identificare i collaboratori della macchina delle espulsioni. Chi, dalle espulsioni, dai pestaggi e anche, a volte, dalle rivolte ci guadagna. Che sia importante portare la lotta contro i centri anche al di fuori di quelle mura, che la lotta è ovunque per chi sa guardare con i giusti occhi». Nella premessa che invitano a alla lotta «contro le prigioni per stranieri senza documenti» viene indicata proprio la Mistral ir «che mette a disposizione i voli charter della loro compagnie aerea» per «le deportazioni». Poi città, per città, tutte le società coinvolte nella gestione dei centri di identificazione ed espulsione. A Torino, l’anno scorso, si sono registrati almeno tre episodi, con bombe incendiarie posizionate o esplose davanti agli sportelli Postamat, mentre altre ordigni sono stati fatti trovare a Milano, Firenze, Genova.

LA PREOCCUPAZIONE
La preoccupazione è però che l’attentato di ieri possa preludere a una nuova offensiva dopo la chiamata alle armi della Fai che, con un altro documento, lo scorso aprile ha aperto la stagione “Per un giugno pericoloso”, un invito alla «mobilitazione in solidarietà alle individualità anarchiche, rivoluzionarie e ribelli colpite dalla repressione». Il riferimento è nei confronti di sei anarchici attualmente detenuti in seguito alla cosiddetta operazione “Shadow della procura di Perugia” che ha portato alla condanna in secondo grado degli imputati. «È una vera gioia veder saltare in aria caserme, tribunali e rappresentanti del potere - si legge - il sistema e le sue strutture non sono astratti, sono ben visibili, i responsabili hanno nomi, cognomi e sono facilmente individuabili. Ad ognuno la scelta». A ottobre scorso, la “Cospirazione delle cellule di fuoco”, gruppo di insurrezionalisti greci di riferimento, ha lanciato il “Progetto Nemesis”, una proposta indirizzata a tutti i compagni per passare dall’attacco ai simboli del potere all’offensiva diretta contro le persone. Gli stessi 007 avevano segnalato nell’ultima relazione al Parlamento come, dopo gli arresti a settembre 2016 di alcuni anarchici ritenuti tra i principali esponenti della Fai, non si potessero escludere «nuove azioni volte a dimostrare la reattività dei circuiti anarco-insurrezionalisti».

 

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