Preoccupazione, paura e rabbia emergono quando si parla di terrorismo, rischio che, per il 69,3% degli intervistati, esiste anche per l'Italia. Ma, nonostante questo, il 79,8% dei ragazzi intervistati dice di non aver modificato le proprie abitudini. La politica resta lontana con il 67,1% degli intervistati dice che gli interessa poco o per nulla. I giovani dimostrano vicinanza anche agli immigrati: il 37,8% li considera un'emergenza umanitaria, mentre il 24,5% una questione internazionale. Una «società giusta», del resto è quella in cui si rispetta la legge (26,9%), si tutelano i diritti (25,7%) e si rendono uguali le persone (21,4%). Guai però a sgarrare: il 62,4% degli intervistati non rifiuta la pena di morte.
Per il 41,6% dei ragazzi essere colti vuol dire innanzitutto conoscere, ma anche avere la giusta dose di curiosità (19,4%) e mantenere legami con la tradizione (14,9%).
Secondo il 18,4% la cultura rappresenta uno dei modi in cui declinare il «vivere all'italiana». Decisivo il ruolo della scuola, sinonimo di crescita per il 40,8% dei giovani, ma non sufficiente: il 26,2% ritiene infatti che si diventa persone colte anche viaggiando e conoscendo tradizioni diverse. «Una generazione futuristicamente tradizionale - spiega Nicola Ferrigni, direttore dell'Osservatorio Generazione Proteo e docente della Link Campus University- che reagisce alla fluidità del presente ancorandosi alla cultura, dalle sue forme più tradizionali alle sue espressioni più nuove e originali quali la street art, i video clip, finanche il cake design, per dare tangibilità alla propria esperienza quotidiana e, nel contempo, per trasformare in futuro quella dimensione temporale coniugata al presente continuo in cui vive».
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