Ma andiamo con ordine. Nella lettera di Teateservizi sono riepilogate le modalità di pagamento, che può essere effettuato in un’unica soluzione o in cinque rate. In realtà già nel 2014 Rosaria aveva ricevuto una bolletta “pazza” sempre per lo stesso appartamento. «Andai alla Teateservizi e mi dissero: “Intanto paghi, poi si vedrà”. Ma raccontai la mia storia al giornale: il giorno dopo l’azienda mi chiamò e la cartella venne annullata, perché c’era un’omonimia», dice la Rosaria, mostrando quella bolletta. A distanza di tre anni, ne è arrivata un’altra. «Possibile che nessuno abbia aggiornato il sistema per inviare le bollette? Possibile che sia costretta nuovamente a passare intere giornate alla Teateservizi per vedere riconosciuto un mio diritto, ovvero quello di non pagare le tasse per un appartamento che, per quanto mi riguarda, è come se non esistesse?», si chiede Rosaria. La donna, per dimostrare di non avere nulla a che fare con quella casa, si è rivolta al catasto: non risulta assolutamente nulla a nome della madre. Basterà per farsi annullare la seconda bolletta “pazza” ed evitare di riceverne altre?
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