Lombardia e Veneto al voto: il 22 ottobre referendum consultivo sull'autonomia delle due regioni

I governatori Luca Zaia e Roberto Maroni
di Claudia Guasco
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Venerdì 21 Aprile 2017, 19:08 - Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 14:16
MILANO Le Regioni Lombardia e Veneto, entrambe a guida leghista, hanno deciso di indire il 22 ottobre un referendum consultivo sull’autonomia dal governo centrale. Lo annunciato il presidente lombardo, Roberto Maroni: «D’accordo con il governatore del Veneto, Luca Zaia, abbiamo deciso di unire i referendum per l’autonomia della Lombardia e del Veneto domenica 22 ottobre». Una data accolta con entusiasmo dal fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi: «E’ positivo, era ora. Sono la conseguenza di una lunga lotta», afferma. Dicendosi convinto che, nonostante siano referendum consultivi, «cambierà che andremo a trattare con Roma, con lo Stato: non si poteva più aspettare». Per Bossi «certamente» il voto sarà a favore dell’autonomia delle due regioni. «Basti dire - aggiunge - che i lombardi per essere italiani pagano 100 miliardi di euro di residuo fiscale all’anno». E anche il sindaco di Milano, in sintonia con quello di Bergamo Giorgio Gori, esprime un’indicazione di voto: «Se davvero il 22 ottobre si farà un referendum affinché a Lombardia ottenga più autonomia, consiglierò a tutti di votare positivamente». Perché questo, spiega, «non è un tema che appartiene alla Lega ma un po’ a tutti e su cui il governo ha dato chiare aperture. Quindi a mio parere è un tema giusto, anche se il referendum è assolutamente inutile: avrei preferito un tavolo di discussione, evitando i costi di una consultazione popolare». Secondo il ministro Pd dell’Agricoltura Maurizio Martina, che è anche consigliere regionale in Lombardia, il referendum «è inutile e costerebbe 46 milioni di euro». Più costruttivo sarebbe invece «un confronto sul federalismo differenziato, secondo le procedure l’articolo 116 della Costituzione, senza spendere denaro pubblico».
NON SECESSIONE MA PIU' AUTONOMIA
 L’esito del voto non sarà vincolante ma una vittoria rafforzerebbe la Lega e il governatore del Veneto Zaia, indicato tra i possibili futuri leader nazionali del centrodestra. In passato, la Corte Costituzionale ha bocciato il quesito proposto dal Veneto sulla secessione o sulla possibilità di controllare l’80% delle tasse raccolte dalla regione. Questa volta i promotori della consultazione non chiedono la secessione ma la concessione di una maggiore autonomia dallo Stato, guardando al modello delle regioni a statuto speciale.
I referendum si fondano sulla possibilità che hanno le regioni di chiedere al governo più materie di competenza: la norma è prevista dal Titolo V della Carta Costituzionale sui rapporti tra Stato e Regioni, all’articolo 116, e finora non è mai stata utilizzata. La mossa dei governatori leghisti Roberto Maroni e Luca Zaia ha una valenza politica di indirizzo ma non porterà automaticamente a una maggiore autonomia per Lombardia e Veneto. Secondo l’art 116 della Costituzione, infatti, dopo il voto referendario bisognerà intavolare un negoziato col governo: se questo andrà a buon fine, occorrerà portare in Parlamento una proposta di legge che dovrà essere approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, «sulla base di un’ intesa fra lo Stato e la Regione interessata». In Lombardia il quesito fa diretto riferimento alla Costituzione, richiama l’unità della nazione ed è così formulato: «Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?». Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato la proposta di referendum nel febbraio 2015 con la maggioranza dei due terzi (centrodestra più Movimento 5 Stelle), introducendo anche la novità del voto elettronico. In Veneto il quesito è invece più generico: «Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?». La proposta di referendum è stata approvata inizialmente dal Consiglio regionale nel giugno 2014 (sempre coi voti di centrodestra più M5S) ed è stata poi corretta dalla Corte Costituzionale. In Veneto si voterà unicamente nei seggi tradizionali con le schede cartacee.
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