Rieti, violenza sessuale:
condannato richiedente asilo

Tribunale di Rieti
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Venerdì 21 Aprile 2017, 14:19
RIETI - Era in Italia, ospite di un centro di assistenza per i migranti, in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato politico, ma aveva già attirato su di sé l'attenzione per aver cercato di agganciare dei ragazzini minorenni nei pressi del centro commerciale Feronia, a Fiano Romano. Segnalazioni raccolte dai carabinieri, fino all'ultimo episodio che gli era costato l'arresto per violenza sessuale: aveva pesantemente palpeggiato nelle parti intime un bambino di appena dieci anni, all'interno di un cortile condominiale dove stava giocando a pallone con un amichetto. L'aveva convinto a seguirlo, per poi afferrarlo e cercare di abusare di lui lontano dalla strada. Non c'era riuscito per la reazione della vittima, riuscita a divincolarsi, e per la presenza del compagno di giochi che avevano convinto lo straniero a rinunciare. La denuncia presentata dai genitori del minore aveva portato i carabinieri all'interno del Cara di via Milano, dove lo straniero era stato riconosciuto in base agli elementi forniti dai bambini e da un successivo riscontro fotografico.

LA DECISIONE
Una brutta storia, per la quale un somalo di venti anni è stato condannato in tribunale (la competenza giudiziaria su Fiano è della circoscrizione reatina), con rito abbreviato e lo sconto di un terzo della pena, a tre anni e quattro mesi dal gup Francesca Ciranna, oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, sentenza inferiore di otto mesi rispetto ai quattro anni di reclusione sollecitati dal pubblico ministero Rocco Maruotti. Determinanti, per la procura, sono stati gli elementi raccolti durante l'indagine sul ventenne Abdi Abdinton Liban (attualmente detenuto nel Nuovo Complesso di Vazia), a partire dalle dichiarazioni, molto circostanziate, rese dalla piccola vittima (parte offesa, attraverso i genitori che hanno rinunciato alla costituzione di parte civile) e dall'altro bambino con il quale stava giocando, cristallizzate ai fini processuali durante un incidente probatorio, che vide il suo amichetto riuscire a sottrarsi alla stretta del somalo dopo averlo chiamato. In aggiunta alla descrizione degli abiti (contestata dall'avvocato difensore Giusi Aguzzi - pronta a presentare appello contro la condanna - per la quale lo straniero non era stato visto in volto dal secondo bambino, ma solo di spalle, per di più quando ormai era buio, e per questo ne ha chiesto l'assoluzione seppur con il comma dubitativo), hanno pesato le altre segnalazioni sulle molestie tentate dal somalo nei confronti di altri minorenni.
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