Roma, stretta sugli asili nido: «Fine della giungla, al setaccio gli abusivi»

Roma, stretta sugli asili nido: «Fine della giungla, al setaccio gli abusivi»
di Camilla Mozzetti
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Venerdì 21 Aprile 2017, 08:03 - Ultimo aggiornamento: 08:45

I più raffinati hanno decorato le pareti con le gigantografie di Topolino e Paperino. A molti altri, invece, è bastato dare una mano di vernice nell'illusoria speranza di coprire le macchie di umidità. Ritagliati nei sottoscala e nelle cantine. Finanche nei garage. Gestiti da donne, ragazze per lo più, che non hanno nessun titolo per pensare all'educazione e alla cura di bambini da zero a tre anni.

A Roma non bastano gli hotel e i negozi abusivi, ci sono anche gli asili nido completamente irregolari. Non riconosciuti e non conosciuti dal Comune. Fenomeno in crescita. Basta farsi un giro su Internet per rendersene conto. A trovarne uno che non abbia nessun accreditamento con palazzo Senatorio basta poco. Le tariffe poi sono talmente appetibili da far gola a molte famiglie, soprattutto straniere o immigrate. Il gioco è semplice: si contatta la struttura e si iscrive il bambino.

Il Campidoglio ha deciso di vederci chiaro e poco più di un mese fa è arrivata la decisione: stanare tutte quelle attività abusive (circa 10 a Municipio secondo associazioni di categoria, sindacati e genitori) che, a macchia d'olio, si moltiplicano dal centro alla periferia. Un provvedimento non casuale, in settimane in cui, proprio il Comune è finito nell'occhio del ciclone per la delibera propedeutica all'iscrizione ai nidi per il prossimo anno.

La precedenza così ha decretato l'assessore alla Scuola, Laura Baldassarre si dovrà dare ai nidi pubblici di Roma Capitale, (207 le strutture riconosciute) riservando in un secondo momento e solo se ce ne sarà bisogno, le iscrizioni ai 214 nidi convenzionati. Le famiglie sono sull'orlo di una crisi di nervi. Minacciano ricorsi al Tar e perfino alla Corte europea per violazione della libera concorrenza in quanto il provvedimento ha cancellato la libertà di scelta e incrina il sistema integrato pubblico-privato.

LA DIRETTIVA
E allora per dare un segnale e dimostrare che il Campidoglio è sì, interessato a riabilitare le strutture di prima infanzia che gestisce direttamente (dalle quali solo lo scorso anno sono fuggiti circa 2 mila bambini), ma anche intenzionato a ristabilire la legalità nel settore, dalla commissione Scuola, lo scorso 16 marzo, è arrivata la direttiva: demandare a tutti i Municipi il compito di censire sui vari territori gli asili nido potenzialmente abusivi e inviare poi gli uomini della polizia locale a compiere verifiche e chiusure.

Sostanzialmente, i vari direttori delle ex circoscrizioni o gli impiegati dei vari uffici scolastici si sarebbero dovuti mettere di fronte al pc scovare in rete le strutture potenzialmente irregolari, raccogliere anche le segnalazioni dei cittadini al riguardo e dar seguito all'operazione. Ma ad oggi i controlli si stanno svolgendo per lo più sui nidi privati e convenzionati. Che sono poi obbligatori per legge e consuetudinari per prassi. Pari allo zero, invece, le verifiche sulle strutture abusive. E questo, in sostanza, deriva dalla scarsa operatività dei Municipi stessi.

In IV - zona Tiburtino - la missiva firmata dal capo dipartimento Servizi educativi di Roma Capitale, Cinzia Padolecchia, pare sia finita in qualche cassetto. Lo stesso accade all'Aurelio (XIII Municipio), a Tor Pignattara (V Municipio), al Tuscolano (VII Municipio) o nei quartieri delle Torri (VI Municipio). Territori questi, che macinano irregolarità crescenti, stanabili per giunta con un semplice colpo di click che, però, sfuggono ancora all'amministrazione di Roma Capitale.

camilla.mozzetti@ilmessaggero.it

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