Caso Del Grande, la Farnesina alla Turchia: «Liberatelo». Il giornalista-blogger in sciopero della fame

Caso Del Grande, la Farnesina alla Turchia: «Liberatelo». Il giornalista-blogger in sciopero della fame
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Martedì 18 Aprile 2017, 17:27 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 12:10
La Farnesina alza la voce con Ankara sul caso del documentarista e giornalista italiano Gabriele Del Grande fermato 9 giorni fa in Turchia durante un controllo al confine con la Siria e chiede che il connazionale «sia rimesso in libertà, nel pieno rispetto della legge». Il ministro Angelino Alfano ha intanto disposto l'invio a Mugla - dove Del Grande è detenuto - del console d'Italia a Smirne per fare visita al reporter. Mentre l'ambasciatore d'Italia ad Ankara ha trasmesso alle autorità turche la richiesta di visita consolare, come previsto dalla Convenzione di Vienna del 1963. «Sto bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio cellulare e le mie cose sebbene non mi venga contestato nessun reato», sono queste le prime parole dal giorno del suo fermo di Del Grande che da stasera ha deciso di iniziare lo sciopero della fame. «Invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti. I miei documenti sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo», ha raccontato il reporter 35enne, chiamando oggi pomeriggio al telefono i familiari, «circondato da 4 poliziotti».

«La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta. Non mi è stato detto che le autorità italiane volevano mettersi in contatto con me», ha aggiunto Del Grande nel breve colloquio, spiegando di essere stato prima «tenuto in un centro di identificazione e di espulsione di Hatay», alla frontiera con la Siria, e poi «trasferito a Mugla», sulla costa egea, «sempre in un centro di identificazione ed espulsione, in isolamento». «Non è lì per far del male a qualcuno, lui fa lo scrittore e il giornalista, non è un terrorista, lo devono rimandare a casa, ha una moglie e due bimbi piccoli che lo aspettano», ha dichiarato - comprensibilmente in ansia per il figlio, il padre di Gabriele, Massimo Del Grande. «Gabriele - ha sottolineato il padre - è una persona che ha sempre seminato per costruire un mondo migliore, quindi non era lì per far dispetto a nessuno, era lì per prendere delle notizie, per scrivere un libro e per dar voce a chi non ha voce». Giunto in Turchia il 7 aprile per realizzare alcune interviste, il giornalista è stato fermato «in una zona del Paese in cui non è consentito l'accesso», come sottolineato nei giorni scorsi dalla Farnesina che fin dall'inizio «segue la vicenda con la massima attenzione facendo pressioni a tutti i livelli».

Ma ancora, come confermato all'ANSA da fonti diplomatiche, non è stata fornita una data certa per il suo rimpatrio, che dovrebbe avvenire dopo il completamento di alcune procedure giudiziarie relative all'espulsione dal Paese.
Intanto, l'appello del reporter alla mobilitazione arriva in Italia. Il presidente della Commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi, ha incontrato oggi per oltre un'ora l'ambasciatore turco a Roma. E mentre si susseguono gli appelli a tenere alta l'attenzione sul caso, il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, lancia l'allarme su un possibile tentativo «delle autorità turche di estorcere a Gabriele informazioni riguardo la sua legittima attività di giornalista».
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