Trattati di Roma, la protesta fa flop: antagonisti fermati prima di arrivare

Trattati di Roma, la protesta fa flop: antagonisti fermati prima di arrivare
di Maria Lombardi, Marco Pasqua e Raffaella Troili
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Domenica 26 Marzo 2017, 10:20 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 15:27

Una giornata lunga, solenne, blindata. Finisce con qualche tafferuglio e un po' di fumogeni. Prova superata, la Capitale stretta tra capi di Stato e cortei può tirare un sospiro di sollievo. Anche la manifestazione più temuta, quella a rischio black-bloc, si conclude senza grandi tensioni. Il piano sicurezza ha funzionato, grazie all'attività di prevenzione e al lavoro di intelligence. Si è salvato anche Testaccio, il quartiere più esposto, a rischio devastazioni. Eppure si temeva il peggio, anche perché la mattina a San Giovanni, i vigili urbani trovano pezzi di ferro nascosti sui marciapiedi: 17 pezzi di ghisa, in via Amba Aradam. A fine giornata, il questore Guido Marino, farà un primo bilancio: quindicimila i manifestanti scesi in piazza a Roma, nei quattro cortei e nei due sit-in, la metà di quanti erano previsti. Cinquemila agenti, carabinieri e finanzieri, in strada: uno ogni tre manifestanti. Antagonisti e black bloc sono stati fermati prima di arrivare nella Capitale. Una trentina, provenienti dai centri sociali di Venezia, Torino, Alessandria e Bologna, sono stati raggiunti da un foglio di via obbligatorio, 13 erano stati intercettati sui pullman al casello autostradale Roma Nord o in auto. Altri in piazzale Ostiense e in via Conte Verde. Identificate 2000 persone, 200 fermate.
 

 

I FEDERALISTI
Al mattino le manifestazioni più tranquille. Alle 11 a piazza Bocca della Verità si radunano i manifestanti del Movimento federalista. Bandiere dell'Ue, della Pace, del Pd, di Scozia, Grecia, Ucraina. Dopo una lunga serie di interventi, parte il corteo, 1.500 per la Questura, 5mila per gli organizzatori, diretto all'Arco di Costantino, dove confluirà l'altro corteo, quello partito da piazza Vittorio de La Nostra Europa. Molti i giovani presenti alla marcia per l'Europa oltre a rappresentanti del Parlamento europeo, i dem Matteo Orfini e Monica Serracchiani, il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, il ministro della Giustizia Andrea Orlando.

NOSTRA EUROPA
Marciano per l'Europa, non questa. Chiedono un cambio, quasi una rivoluzione: non più «l'Europa dei capitali che ha creato solo disoccupazione e povertà, ma un'Europa nuova e solidale». Sono più di duemila, sventolano le bandiere rosse di Fiom e Cgil, quelle verdi di Greenpeace e dei piccoli agricoltori, gialle di Legambiente. In sottofondo musica rap, Bella ciao e l'Internazionale. Pochi slogan e tante testimonianze di chi arriva dalla Bulgaria, dalla Spagna, dalla Grecia. Il corteo si muove verso le 11,30, un camion lo precede palco. Dietro lo striscione della Cgil, c'è Susanna Camusso con un cappellino rosso in testa. Yanis Varoufakis, economista greco ed ex ministro delle Finanze del governo Tsipras, marcia con quelli di Democracy in Europe, Diem 25 che è il movimento da lui fondato. Stefano Fassina lo raggiunge e percorre con lui un tratto di strada.

EUROSTOP
Nessuna devastazione a Testaccio, dove ha sfilato il temuto corteo di Eurostop, la cui anima più rivoltosa si è limitata a fronteggiare le forze dell'ordine nella parte finale, sul Lungotevere. Tante bandiere del Pci e dei Cobas, striscioni della Fgci, dei NoTav, una di Che Guevara e naturalmente quella dell'Usb, che ha guidato la manifestazione e si è occupata del servizio d'ordine. La stessa che, nella parte finale, ha contribuito a isolare la coda, quella dei centri sociali, arrivati appositamente dal Nord, con il suo carico di antieuropeismo (violento). Quando, infatti, la testa del corteo ha raggiunto Bocca della Verità, dove si sarebbe chiusa la manifestazione, le forze dell'ordine, in tenuta antisommossa, hanno impedito il passaggio allo spezzone degli antagonisti. Quindici minuti di tensione, manifestanti seduti a terra, ma chi ha gestito l'ordine pubblico ha preferito evitare il muro contro muro, aprendo un varco.
Corteo chiuso alle 18.30, senza feriti, grazie ai controlli che hanno permesso di sequestrare mazze, batterie, corpi contundenti e maschere.

AZIONE NAZIONALE
Dovevano essere 200 saranno al massimo ottanta i fascisti guidati da Giuliano Castellino: sventolando le bandiere Roma ai romani al mattino si eran dati appuntamento per confluire nel corteo dei Sovranisti con a capo Gianni Alemanno e Francesco Storace in programma nel pomeriggio. Saluti romani, offese agli immigrati incontrati lungo il percorso, una bandiera dell'Europa bruciata, interviene la Digos, nulla più.

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