Videogiochi, da Pong a Nintendo Switch: un festival e una mostra celebrano l'evoluzione di una forma d'arte

(Foto di Nicola Dalla Mura/Ag.Toiati)
di Andrea Andrei
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Lunedì 6 Marzo 2017, 19:04 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 13:02

In principio, o quasi, fu Spacewar!. Più che un videogioco, si trattava di un esperimento, fatto al MIT di Boston, che mostrava un nuovo modo di interagire con un computer. Era il 1961, ma perché i videogame entrassero nelle case si sarebbe dovuta attendere la metà degli anni Settanta, quando cioè uscì sul mercato la prima console della storia, il Magnavox Odyssey. Fu così che diverse migliaia di famiglie trascorsero le vacanze di Natale del 1972 a sfidarsi in una sorta di ping-pong virtuale. Negli ultimi quarant'anni i videogiochi si sono evoluti enormemente, parallelamente alla tecnologia. Da esercizi di stile per ingegneri sono passati a forma di intrattenimento per poi trasformarsi in fenomeno di massa e, infine, a espressione culturale al pari del cinema e della letteratura. Ragione per la quale oggi anche lo stesso termine videogioco, che mette in risalto soprattutto la dimensione ludica dell'opera, non rende giustizia a un settore creativo straordinariamente fecondo, complesso e sfaccettato.
 

 

LA MOSTRA
E per quei nostalgici che vogliono giocare a Space Invaders con joystick e pulsanti come in una sala giochi anni 80 o sfidare i propri amici a Pong, a Roma c'è una mostra che è un'occasione ghiotta per chiunque voglia toccare con mano la storia è l'evoluzione dei videogame. Si chiama Game On 2.0, ed è curata e gestita dal Barbican Centre di Londra e organizzata allo Spazio Tirso di Roma da Ventidieci (che nella stessa location ha già portato The art of the brick e Dimensione Eventi. «Si tratta della più grande mostra al mondo di videogame giocabili spiega Vincenzo Berti, ceo di Ventidieci che arriva finalmente a Roma. Fino al 4 giugno i visitatori potranno immergersi pienamente nella storia dei videogiochi, dai flipper anni 60 fino alla moderna realtà virtuale. Un'occasione per i più grandi di ricordare i tempi della sala giochi, e per i più piccoli di scoprire le origini dell'intrattenimento interattivo giocando ai grandi classici del passato».

Di grandi classici si parla, in effetti: si va da Pacman a Donkey Kong, passando per Prince of Persia, The Sims, Lemmings, Tetris, Tekken, Street Fighter, Halo, Sonic e un centinaio di titoli, fra cui, ovviamente, Super Mario, fino ad arrivare al recente Uncharted 4. Con ogni videogioco si può interagire per mezzo delle piattaforme originali, che siano i vecchi cabinati fino ai visori 3D e alla nuovissima Nintendo Switch, passando dall'Amiga, il Nintendo 64 e via discorrendo.

L'EVOLUZIONE
Le sale giochi negli anni 80 erano i luoghi di ritrovo per eccellenza, posti in cui le relazioni sociali dei giovani erano scandite da suono delle monetine inserite nei cabinati e da quello delle musichette digitali disturbate solo dai colpi di chi premeva i pulsanti con troppa energia. Oggi quella dimensione pubblica del videogioco si è trasformata grazie alla Rete, facendo nascere sfide online tra persone che si connettono dalle parti opposte del globo. Con tutti i rischi connessi al mezzo, come le chat in cui possono infiltrarsi anche pedofili. Un'attività che è diventata addirittura uno sport, un e-sport per la precisione, con tornei di risalto internazionale e montepremi milionari. Ma c'è di più, perché i videogiochi sono tornati a essere anche sperimentazione, non solo tecnica, ma espressiva. Alcune opere hanno abbandonato completamente l'aspetto ludico per concentrarsi solo su quello concettuale, mentre altre si propongono di proiettare gli utenti all'interno di vere e proprie esperienze. Basti pensare alla realtà virtuale, attraverso la quale è possibile entrare in una casa infestata, trovarsi su un campo di battaglia, prendere le sembianze di Batman o semplicemente visitare i paesaggi dell'Islanda a bordo di un elicottero.
 

I DATI
Stando ai dati di Aesvi (l'associazione italiana degli editori e degli sviluppatori di videogame), nel nostro Paese si contano 25 milioni di videogiocatori, equamente ripartiti fra uomini e donne, e l'Italia è la quarta nazione in Europa per volume di vendite dopo Gran Bretagna, Germania e Francia. Non solo, perché gli italiani, oltre a fruire dei videogame, stanno anche imparando a realizzarli: nel Bel Paese ci sono circa 120 studi di sviluppo, alcuni dei quali, come Milestone e Kunos simulazioni, sono eccellenze conosciute e apprezzate anche all'estero.
E Roma, dal 15 al 19 marzo, di quell'industria diventerà la capitale: negli spazi del Guido Reni District si terrà infatti Let's Play, festival del videogioco, organizzato da Q-Academy Impresa Sociale in collaborazione con Aesvi, a cui prenderanno parte le più grandi industrie videoludiche del mondo e i più piccoli studi di sviluppo, in una serie di anteprime, conferenze ed eventi, fra cui (la sera del 16) la cerimonia di premiazione del Drago d'Oro, gli Oscar italiani del videogioco.

andrea.andrei@ilmessaggero.it
Twitter: @andreaandrei_

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