«Chiediamo al presidente Iacopino di respingere al mittente la lettera e di intervenire energicamente contro questo assalto alla stampa da grande inquisitore», dice il dem Emanuele Fiano. «Di Maio fa liste di proscrizione come durante il Ventennio e non si preoccupa dello spettacolo incredibile offerto dalla giunta Raggi», gli fa eco il renziano Ernesto Carbone. «Sono 8 mesi che Roma è bloccata da arresti, dimissioni, bugie e indagati. Povero Di Maio, probabilmente a lui piace quella stampa con cui condividere il sostegno a Marra, che incontrava e a cui chiedeva di rimanere. Ecco, magari spieghi anche questa cosa». Di «fatto grave, perchè costituiscono un'insidia alla libertà dei cittadini di essere informati», parla anche Paola Spadari, dell'Odg del Lazio: «Siamo sicuri che il presidente Iacopino saprà respingere questo tentativo di attacco alla libera informazione».
«Lei Presidente mi invita a non generalizzare un'intera categoria, ma a segnalarle i casi di comportamenti deontologicamente scorretti», scrive dunque il vicepresidente della Camera. «Su gran parte dei Tg e dei giornali usciti il 3, il 4 e il 5 febbraio - sostiene Di Maio - gli italiani hanno letto un'altra storia, costruita non su fatti documentabili, ma su menzogne e notizie letteralmente inventate... Lei Presidente mi invita a non generalizzare un'intera categoria, ma a segnalarle i casi di comportamenti deontologicamente scorretti».
NEL MIRINO
«Eccoli qui di seguito, con nomi e cognomi», si legge ancora nella lettera che elenca alcuni casi giudicati dal Movimento come diffamatori. Quelli datati il 3 febbraio di: Emiliano Fittipaldi (L'Espresso), Fiorenza Sarzanini (Corriere della Sera), Carlo Bonini (La Repubblica), Alessandro Sallusti (Il Giornale), Elena Polidori (QN-Carlino-Nazione-Giorno), Valentina Errante e Sara Menafra (Il Messaggero), Edoardo Izzo (La Stampa). Per gli articoli del 4 febbraio ancora Fiorenza Sarzanini e Ilaria Sacchettoni (Corriere della Sera), Elena Polidori (QN-Carlino-Nazione-Giorno), Valentina Errante e Sara Menafra (Il Messaggero). «All'elenco - fa sapere Di Maio - si aggiungono gli articoli pubblicati ieri da Corriere della Sera (ancora a firma Sarzanini) e Repubblica (Carlo Bonini), in cui io stesso vengo tirato in ballo, nonostante avessi già smentito tutto a dicembre 2016, con illazioni diffamatorie che non trovano riscontro nei fatti».
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