Lorenzin: voto anticipato è salto nel buio, l'Italia ha altre priorità

Lorenzin
di Alberto Gentili
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Martedì 7 Febbraio 2017, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 00:01

Si allarga il fronte, nel governo, contrario alle elezioni anticipate. Dopo Carlo Calenda, esce allo scoperto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. «Il voto anticipato è un azzardo, può rivelarsi una corsa verso il buio», sostiene l'esponente centrista, «siamo rimasti tra i pochi Paesi che può fare da baluardo nel 2017 contro i populismi».

E ancora: «Le priorità dei cittadini adesso non sono le elezioni. Occorre dare risposte concrete alle emergenze sociali, ai terremotati. Bisogna dare attuazione al piano sull'immigrazione per fronteggiare gli sbarchi estivi e mettere in sicurezza il sistema bancario. In più cadere adesso in campagna elettorale indebolirebbe il Paese nella trattativa per un'Europa a più velocità: il rischio è di essere tagliati fuori dal gruppo di testa».

Eppure, ministro, nonostante le numerose frenate c'è ancora un gran parlare di elezioni e giugno e di legge elettorale da fare in tutta fretta. Cosa ne pensa?
«Bisogna ripartire dal confronto con tutti, superando steccati ideologici e seguire il percorso tracciato dal presidente Mattarella, armonizzando i due sistemi elettorali di Camera e Senato aspettando le motivazioni dalla Consulta per cogliere con attenzione i moniti che verranno della sentenza. E' giunto il momento che la politica si prenda le sue responsabilità e proceda in Parlamento a varare leggi elettorali nuove ed omogenee che garantiscano governabilità e stabilità al Paese per i prossimi anni. Il rischio è di finire come la Spagna, restata senza governo per più di un anno».

Renzi penserà che sia la temuta melina...
«Non si tratta di melina o prendere tempo, ma soltanto di essere seri verso gli italiani e tutti gli elettori di qualsiasi schieramento. Andare alle elezioni in modo affrettato e senza che vi sia un percorso in sicurezza minerebbe in modo serio la tenuta dell'Italia».

Il suo collega Calenda ha lanciato lo stesso allarme.
«E' una questione di buonsenso. Messo in sicurezza il percorso e le riforme fatte durante il governo Renzi, che ha affrontato una stagione di riforme senza precedenti, a decidere quando sarà il momento più giusto per votare saranno il Parlamento e il presidente della Repubblica. In questa fase particolare parlare di legge elettorale è doveroso, ma bisogna avere come stella polare i bisogni reali degli italiani che sono altri. Occorre dare risposte concrete alle emergenze sociali, ai terremotati cui bisogna essere ogni giorno accanto per verificare l'attuale applicazione del decreto varato affinché in tempi brevi vi sia una ricostruzione di tutto ciò che possa consentire ancora a quei luoghi e a quei concittadini di essere comunità come hanno diritto».

C'è chi, contro le elezioni, gioca come Cicchitto la carta dell'allarmante stagione internazionale. Dopo l'elezione di Trump, c'è il rischio-contagio in Francia...
«Ha ragione. Abbiamo appuntamenti internazionali cruciali, siamo rimasti tra le pochissime nazioni che può fare da baluardo nel 2017 contro i populismi. Bisogna guardare allo spread che aumenta e specula sulle instabilità politiche. E, peggio ancora, l'Italia potrebbe vivere un nuovo downgrade del suo rating in una corsa verso il buio senza aver messo prima in sicurezza il suo sistema bancario. In più non va dimenticato il piano sull'immigrazione cominciato dal ministro Alfano che in questa fase, col nuovo piano del ministro Minniti, si troverà a fronteggiare gli sbarchi estivi».

Diranno che è attaccata alla poltrona.
«Poltrona? Piuttosto sono attaccata alla ragione. Come si può fare tutto ciò che ho elencato in piena campagna elettorale? E poi mi chiedo: che senso ha avuto far nascere questo governo se non gli si da nemmeno il tempo per affrontare le emergenze sociali? Allora aveva ragione Alfano che sarebbe stato meglio rimanere col governo Renzi dimissionario e andare al voto a febbraio. Ma ora lo ritengo francamente azzardato. E c'è dell'altro».

Cos'altro c'è?
«Sono preoccupata. Viviamo una fase di scorribande straniere e tentativi di acquisizione di aziende strategiche nel nostro Paese. E non si può non mettere in agenda un piano che tuteli quelli che rappresentano gli interessi nazionali. E poi ora che si parla di un'Europa a diverse velocità cadere in campagna elettorale indebolirebbe il Paese in una fase cruciale per il nostro posizionamento: rischiamo di essere tagliati fuori dal gruppo di testa, rischiando esclusioni e marginalità. Al di là della nostra volontà queste scelte cruciali si giocano in questa manciata di mesi».

Torniamo alla legge elettorale. Cosa ne pensa della proposta di Franceschini e Romani a favore del premio di coalizione e non di lista?
«Sono d'accordo. E apprezzo l'impegno in tal senso anche di chi viene da una cultura diversa dalla mia, ma comprende meglio di altri che per riaprire una stagione riformista serve anche un alleanza moderata».

L'approdo è un alleanza che da sinistra arrivi fino al Nuovo centrodestra?
«E' prematuro parlarne adesso. E di sicuro non è più tempo di parlare di alleanze in chiave centro sinistra o centro destra. Ncd è un partito di centro distante dalla destra e distinto dalla sinistra. I nostri sono i valori dei popolari europei, l'orizzonte è quello di una politica che mette al centro la persona. E in ogni caso non bisogna avere paura del voto anticipato, ma nemmeno sottovalutare gli effetti di una brutta legge elettorale».

Con il passare dei mesi però Renzi teme di indebolirsi?
«Non sono d'accordo. E penso che Renzi sia una risorsa non solo per il suo partito, ma per l'intero Paese».

Alle elezioni con chi si alleerà il suo partito?
«Ora bisogna tutti fare un passo indietro, sedersi a un tavolo e dare innanzitutto risposte ai cittadini.

Le alleanze verranno poi e si formeranno in base ai programmi, come la difesa del nostro sistema sanitario e l'abbassamento della pressione fiscale a famiglie e ai lavoratori cui non si può chiedere oltre. Solo così si potranno anche dare le risposte serie che attende l'Europa e varare anche in tempi rapidi una manovra correttiva che non impatti sui cittadini e non incida sugli investimenti strategici, ma riparta dalla spesa pubblica».

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