Riccardo De Palo
Lampi
di Riccardo De Palo

Sarà poi vero che lo smartphone crea dipendenza? Forse. Ma ecco perché non possiamo farne a meno

di Riccardo De Palo
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Giovedì 29 Dicembre 2016, 18:57 - Ultimo aggiornamento: 20:50
Sarà poi vero che lo smartphone “ruba il nostro tempo”, come scrive Marcus Gilroy-Ware sul Guardian? Il fenomeno, in apparenza, è difficile da contestare. Se andate con amici in un ristorante, per quanto si cerchi di intavolare una conversazione, c’è sempre qulcuno che estrae il cellulare, sia pure solo per leggere un messaggio o cercare conferma, via Google, di una vostra affermazione. Per non parlare di chi consulta il motore di ricerca anche alla toilette. In media, è stato calcolato che una persona usa lo smartphone per tre ore al giorno; molto di più, spesso, di qualsiasi altra attività. Sette americani su dieci non riescono a non usarlo durante la guida; e uno su dieci consulta il cellulare persino durante il tempo dedicato al sesso. Insomma, sostiene Gilroy-Ware, che insegna “cultura digitale” alla University of West of England, è difficile non chiedere di riavere indietro il tempo perso davanti al display. Ma la vera domanda è: come siamo arrivati a questo punto? Perché è così difficile, per molti di noi - che magari proprio in questo momento stanno consultando questo articolo nella versione mobile - fare a meno dello smartphone?Secondo Girloy-Ware va tenuto presente il contesto in cui avviene una dipendenza. C’è l’attualità, mai così difficile da digerire - dagli attentati di Parigi e Berlino alle morti a catena di tante star avvenute negli ultimi mesi. Walter Benjamin sosteneva che nella nostra era la contemplazione è stata sostituita dalla distrazione. E quale strumento, o device, come si dice oggi, può essere considerato più dello smartphone un’arma di distrazione di massa? In fondo il flusso di notizie (mai molto verificabili) che appaiono sullo schermo, e che tanti condividono su Facebook e Instagram costituiscono una forma di evasione, sia pure momentanea, dalla nostra vita. Un’abitudine che, secondo Girloy-Ware, andrebbe considerata la vera “trappola” da evitare come buon proposito per il prossimo anno. Oscar Wilde, direbbe che il miglior modo per evitare una tentazione è, semplicemente, cedere a essa. In realtà, basterebbe un po’ di buon senso e lasciare spenta per un poco vibrazione e suoneria, mentre si è a una cena galante.
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