L’amica del cuore di Melania: «Vi racconto i suoi segreti»

L’amica del cuore di Melania: «Vi racconto i suoi segreti»
di Renato Pezzini
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Venerdì 11 Novembre 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 12:24

dal nostro inviato 
SEVNICA Abitavano nello stesso condominio, andavano nella stessa scuola, tornavano a casa tenendosi per mano seguite a distanza dai coetanei inebetiti dalla loro bellezza precoce, sfilavano insieme - ancora bambine - indossando i vestiti di un’azienda tessile della zona. Poi le loro strade si sono divise. Una, Mirjana Jelancic, adesso è la preside della scuola di Sevnica. L’altra, Melania Knavs, è la first lady degli Stati Uniti d’America. «Se siamo amiche? Non esageriamo. Però una volta è tornata in incognito e ha voluto incontrarmi».

FESTA PER LA CONCITTADINA
Nel paesello sloveno sulle rive della Sava dov’è nata la signora Trump, l’euforia è già svaporata. Dopo una notte ansiogena davanti alla tv, dopo qualche brindisi nei bar, tutto è tornato come sempre. Anche le bandiere a stelle e strisce che qualcuno aveva messo in bella vista per festeggiare l’evento sono state ammainate. Gli sloveni hanno un temperamento teutonico. Lavoro, disciplina, poco tempo da spendere in ciance. E a Sevnica le ciance sono già finite. La concittadina Melania va alla Casa Bianca? Evviva. Ma poi finisce lì. Melania, fra l’altro, qui ci ha vissuto poco. A 17 anni se ne stava già a Lubiana, a 20 calpestava le passerelle della moda milanese, prima dei 30 era a New York. I giovani di Sevnica, quindi, la sua faccia l’hanno vista per la prima volta in tv. Gli anziani hanno ben presente i genitori, molto meno lei. Rimangono quelli della sua età, come la preside Jelancic: «Stavamo spesso insieme, entrambe molto riservate. Nel piazzale davanti al nostro condominio c’erano sempre decine di bambini che giocavano, noi ce ne stavamo in disparte».
Eccolo il condominio. Cinque piani ripittati di recente per provare a cancellare il ricordo della tipica architettura socialista, essenziale, quadrata, deprimente. «Però l’appartamento dei suoi genitori era bello, molto elegante per l’epoca». Mirjana Jelancic ricorda un grande tappeto bianco in sala e una festa di compleanno della futura signora Trump. Quello degli 8 anni, o forse dei 10. Fine anni 70, in ogni caso: «C’era perfino la Coca Cola, che durante il regime comunista era carissima e introvabile».

COCA COLA E MERCEDES
Già, tutti gli altri bevevano la Cocta, pessima imitazione della bibita più famosa del mondo; in casa Knavs si sorseggiava l’originale, anche se soltanto nei giorni di festa. Chi si poteva permettere l’automobile si doveva accontentare di vecchie Fiat col marchio Zastava o delle inguardabili Yugo; il padre di Melania, piccolo commerciante di autoricambi, girava in Mercedes. «E tutti i sabati la lavava in cortile, tirandola a lucido davanti agli occhi ammirati e forse un po’ invidiosi dei bambini».
La preside non sa dire come potesse un semplice rivenditore di marmitte e cerchioni permettersi lussi simili. Spiegazioni dalla sua amica non arrivavano. Insieme sfogliavano Bravo, rivista per ragazzi che strizzava l’occhio alle mode occidentali. Erano gli anni 80, Tito era morto, la nomenklatura jugoslava iniziava ad allentare il sistema di controllo delle coscienze. «Guardavamo le pagine dei vestiti. Io sognavo quegli abiti sapendo che non ne avrei mai posseduto uno, lei diceva che prima o poi sarebbero stati suoi».

LA CASA DI LUBIANA
I ragazzi giocavano per lo più a basket e a calcio, le ragazze a pallavolo. Melania invece faceva ginnastica artistica «perché, diceva, è uno sport elegante e io voglio essere elegante». Quando vennero gli anni del liceo Mirjana scelse una scuola di Brezice, cinquanta minuti di corriera il mattino e altri cinquanta la sera. Melania invece si iscrisse a una scuola di design di Lubiana: «Ma lei non faceva la pendolare. I suoi le comprarono un appartamentino in centro». Roba da veri signori nella Jugoslavia comunista.
Si persero di vista: «Veniva il sabato e la domenica, ma stava sempre in casa». Poi la futura preside andò all’Università mentre il regime sprofondava, e la sua amica levò le tende del tutto: «Vidi una sua foto su un giornale, era diventata una modella. Non mi sorprese. Era determinata, se voleva una cosa prima o poi la otteneva. E lo ha dimostrato». Mirjana, invece, finiti gli studi è tornata a Sevnica. Ora si mette in posa davanti alla sua scuola, mentre i ragazzi passano e salutano: «Buongiorno preside». Dice di essere contentissima così.

 

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