New York, sopravvissuta a un tumore si suicida a 11 anni per bullismo

New York, sopravvissuta a un tumore si suicida a 11 anni per bullismo
di Anna Guaita
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Lunedì 31 Ottobre 2016, 19:45 - Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 18:05

NEW YORK – Solo undici anni. E ha scelto la morte. Nell’età in cui si deve pensare ai giochi, Bethany Thompson non ha retto alla cattiveria dei compagni che la prendevano in giro. Lievemente deturpata nel volto, per un tumore che da bambina le aveva danneggiato i nervi facciali, Bethany era stata oggetto di bullismo. Aveva tentato di difendersi, ma alla fine ha ceduto: tornando a casa da scuola ha detto alla sua migliore amica che intendeva togliersi la vita.  La compagna di scuola non ha creduto che fosse un progetto reale. E forse non lo sarebbe stato, se non fosse che rientrando a casa Bethany ha avuto pronta un’arma: era posata su uno scaffala del salotto di casa, e l’ha dovuta solo impugnare, ritirarsi nel cortile posteriore della casa, puntarsela alla testa, e farla finita.

Una tragedia dunque che ha una causa duplice: la stupida cattiveria dei compagni, e la imperdonabile disponibilità di un’arma carica e pronta per l’uso. Ma per ora negli Usa si parla solo della prima causa, del bullismo dei ragazzi della Triad Middle School, di Cable, un paesino a nord ovest di Columbus, nell’Ohio. La bambina aveva denunciato bullismo già l’anno scorso, quando il preside Chris Piper era stato informato e aveva tentato di proteggerla. Piper sostiene che quest’anno non c’erano state ripetizioni dell’aggressività contro Bethany, ma la migliore amica della ragazzina sostiene invece che il bullismo si era ripetuto, e spesso. Anzi, Bethany aveva anche disegnato lei stessa dei manifesti di protesta, che non erano stati approvati dalla scuola perché “non erano di tono positivo”.

Il padre e la madre della bambina sono separati, e non si sa di chi fosse la pistola. Il padre ha spiegato in un’intervista al quotidiano Columbus Dispatch che la sua bambina aveva avuto un tumore a tre anni. Pur guarita, Bethany era rimasta segnata nel volto, con la bocca perennemente tirata in un sorriso un po’ sghembo. Un difetto trascurabile, ma non per alcuni compagni, che l’hanno usato per ridicolizzare la bambina. “Mia figlia si è sentita sconfitta” lamenta la madre Wendy Feucht. “Si è uccisa perché la prendevano in giro” accusa il padre, Paul Thompson.

 
La cronaca oramai ci presenta simili casi con una frequenza crescente: appena lo scorso settembre un altro bambino, di nove anni, si è ucciso impiccandosi nella Virginia dell’Ovest, dopo che per un anno era stato preso di mira con sadismo da un gruppo di compagni. Lo scorso agosto il 13enne Danny Fitzpatrick si è suicidato per gli stessi motivi a New York, impiccandosi anche lui. Tanto è diventato comune il suicidio da bullismo che i media Usa hanno coniato il termine “bullycide”.

 

 

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