Renzi presenta il conto alla Ue: 3-4 miliardi di flessibilità in più

Renzi presenta il conto alla Ue: 3-4 miliardi di flessibilità in più
di Alberto Gentili
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Mercoledì 31 Agosto 2016, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 19:13

ROMA Con Angela Merkel, oggi a Maranello, Matteo Renzi non userà toni ultimativi. Non ripeterà quanto affermato lunedì rivolgendosi alla Commissione europea: «Per Casa Italia, per mettere in sicurezza gli edifici a rischio sismico, ci prendiamo quello che serve. Punto». Ma inevitabilmente il premier, dopo l'intesa di massima raggiunta a Ventotene con la Cancelliera e il presidente francese François Hollande, nel bilatera italo-tedesco tornerà a lavorare per incassare una nuova e importante iniezione di flessibilità. Lo stesso farà il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, con il suo omologo Wolfang Schaueble.

Il discorso che farà Renzi a Frau Merkel dovrebbe suonare più o meno così: dal 1968 a oggi l'Italia ha speso in media 3 miliardi l'anno per rimettere in piedi gli edifici distrutti dai vari terremoti. Ebbene, invece che continuare a piangere nuove vittime e a rimettere in piedi case distrutte, è molto più sensato realizzare un «programma organico di prevenzione per mettere in sicurezza gli edifici nelle zone a rischio-sismico». In cinque parole: «Facciamo finalmente prevalere il buonsenso».

LA CONTABILITÀ
Di cifre certe a palazzo Chigi e all'Economia ancora non ce ne sono. Dunque a Maranello - dove si parlerà anche di ripresa economica, migranti, terrorismo, difesa, sicurezza e saranno presenti i ministri di Esteri, Difesa, Interni, Sviluppo e Infrastrutture - Renzi non fornirà numeri definitivi. «Stiamo studiando i dossier e dobbiamo ascoltare i report degli esperti», è la spiegazione. Ma già trapela che l'importo dell'operazione Casa Italia (in cui ci sono anche le misure contro il dissesto idrogeologico, le bonifiche, l'edilizia scolastica, il recupero delle case popolari, la messa in sicurezza delle strade Anas, etc.) dovrebbe aggirarsi tra i 2,6 miliardi l'anno per quindici anni (40 miliardi in totale) e i 4-5 miliardi l'anno per vent'anni (80-100 miliardi). Tradotto in termini di deficit-Pil: tra uno 0,15% e uno 0,3% di flessibilità, che porterebbe per il 2017 il rapporto deficit-Pil al 2,55 o addirittura 2,7%.

«Comunque al di sotto della soglia del 3%». Attenzione: si tratterebbe di flessibilità aggiuntiva, oltre a quel 2,4% del rapporto deficit-Pil che era già il limite cui intendeva spingersi Renzi per incassare i 10 miliardi con cui «dare una mano ai pensionati» e sforbiciare le tasse, lasciando alle spalle l'1,8% concordato ufficiosamente con la Commissione.

Nessuno a palazzo Chigi fa previsioni su quale sarà la risposta della Merkel. Nelle stanze del governo c'è però ottimismo. Come ha dimostrato a Ventotene, la Cancelliera non intende indebolire un partner la cui caduta, secondo i commentatori internazionali, «avrebbe conseguenze per l'Eurozona peggiori della Brexit». In più, in vista delle elezioni federali del settembre 2017, da Renzi la Merkel si aspetta sostegno per tenere in vita il discusso accordo con la Turchia sui migranti. E poi Frau Angela ha trovato il modo, come ha dimostrato nell'ultimo summit, per non indispettire oltre misura l'opinione pubblica tedesca: «Queste cose non le discutono i singoli Stati, sono materia della Commissione». Come dire, nessuna apertura diretta di Berlino: se Bruxelles concederà a Roma più flessibilità, la colpa sarà di Jean-Claude Juncker, non mia.

 
Gli sherpa italiani e della Commissione si sono dati appuntamento alla prossima settimana per studiare il dossier. Dalla sua Renzi, in questa difficile trattativa, ha il precedente di Spagna e Portogallo che in luglio sono stati perdonati da Juncker nonostante il deficit eccessivo. E ci sono «le circostanze eccezionali» (il terrorismo, la Brexit, la difficile congiuntura internazionale), oltre alle «gravi calamità naturali» contemplate perfino dal rigido Fiscal Compact come attenuanti per le spese in deficit. Non mancano però gli scogli. Il primo: la concessione della flessibilità, secondo l'Ecofin, dovrebbe avvenire una tantum. E l'Italia già l'ha incassata per il 2016. Il secondo: il debito pubblico tornato pericolosamente a salire, qui però dovrebbe intervenire una nuova infornata di privatizzazioni. Ma come dicono a palazzo Chigi, «l'Europa per ritrovare la strada maestra deve superare le rigide logiche contabili e cominciare a rispondere ai bisogni dei cittadini. La prevenzione anti-sismica è tra questi bisogni».