L'«esplorazione», come viene chiamata un pò scherzosamente in Transatlantico, di Lorenzo Guerini è partita: il vicesegretario sta sondando le varie correnti del Pd ed i partiti di maggioranza per capire se ci sono margini per correzioni chirurgiche all'Italicum. Un sondaggio che non porterà, per ora, ad aprire alcun tavolo: tutto è rinviato a dopo il referendum e comunque Renzi ha fatto capire che il governo non entrerà in scena. Ma che sembra servire a placare gli animi anche dentro il Pd. Oggi Pier Luigi Bersani, in un'intervista a Die Zeit, rassicura che «nessuno della minoranza pensa che il premier debba essere mandato a casa», non vede rischi di instabilità per il governo anche se contesta la personalizzazione del leader dem che estromette la sinistra interna. Comincia ad entrare nel vivo, nel frattempo, la partita referendaria anche se la data non è ancora fissata: non senza difficoltà, il Comitato del sì domani consegnerà in Cassazione tra le 560mila e le 580mila firme a sostegno del quesito. Risultato invece fallito dal Comitato del No che si ferma a quota 300mila causa, denuncia Vincenzo Vita, un silenzio mediatico totale «grave e greve». Colpa anche, denuncia qualcuno dei partiti di opposizione, dello scarso impegno M5S nella raccolta delle firme mentre Fi annuncia l'avvio della campagna referendaria «appuntamento politico decisivo della prossima stagione».
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