Ana era scomparsa nel marzo 2014: stava tornando a casa da scuola ad Asaka, quando, come ha raccontato alla polizia, è stata rapita da Kabu. L'ultima volta era stata vista mentre parlava con un ragazzo a pochi passi da casa. Poi il nulla. Per la famiglia uno strazio quotidiano: secondo il Japan Times, i genitori avevano ricevuto una lettera scritta a mano. Poche parole in cui Ana chiariva la sua posizione. «Ho bisogno di una pausa da scuola e da casa. Sarò ospite di un amico. Vi prego, non mi cercate». Da allora della ragazzina non avevano avuto più notizie. Tuttavia, dietro quelle parole si nascondeva un'altra storia.
Dopo due anni di prigionia, domenica, Ana è riuscita a fuggire: Kabu si era dimenticato di chiudere la porta dall'esterno e la ragazzina è riuscita a scappare per le strade di Tokyo, si è diretta a una cabina telefonica nella stazione di Nakano e ha chiamato la polizia. Agli agenti ha raccontato di essere rimasta in quell'appartamento dal giorno del rapimento e che le erano stati impediti tutti i contatti con la famiglia.
Kabu è stato arrestato lunedì, dopo che la polizia ha ricevuto una chiamata di segnalazione da parte di un passante che ha visto un uomo coperto di sangue in giro per la città: dopo che la ragazza è scappata, infatti, ha tentato il suicidio. Adesso è in ospedale per una ferita che si è auto-inflitto, ma quando si sarà ristabilito sarà formalmente accusato di sequestro di persona.
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