Banca Etruria, perquisite la sede centrale e 14 società che non hanno restituito i fondi

Banca Etruria, perquisite la sede centrale e 14 società che non hanno restituito i fondi
di Valentina Errante
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Venerdì 8 Gennaio 2016, 09:57 - Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 09:25

dal nostro inviato

AREZZO E' scattato questa mattina il blitz dei militari del nucleo di polizia trbutaria di Arezzo che su disposizione del procuratore Roberto Rossi si sono presentati nelle sedi di quattordici società che hanno ricevuto fidi dall'ex Banca popolare di Etruria e Lazio e nelle quali i vertici della stessa banca avevano diretti interessi. E' il filone che ha portato all'iscrizione sul registro degli indagati dell'ex presidente Lorenzo Rosi e dell’ex consigliere Luciano Nataloni, accusati di «omessa comunicazione del conflitto di interessi» per non aver dichiarato al cda che autorizzava i prestiti di avere ruolo nelle società. Un capitolo che di certo riserverà nuovi scenari, dal momento che per Bankitalia i prestiti in conflitto di interesse riguardano 198 posizioni e hanno portato a predite per 18 milioni di euro.

I militari stanno acquisendo tutta la documentazione nelle sedi delle aziende per stabilire come siano stati impiegati i soldi concessi da Bpel, se tra le società ci siano connessioni e soprattutto quale ruolo avessero gli ex amministratori della banca. Inoltre molte società risultano collegate tra loro attraverso il controllo intrecciato di quote azionarie.

Una delle perquisizioni condotte stamani dalla Guardia di Finanza di Arezzo, diretta dalla Procura, ha riguardato anche la sede centrale di Banca Etruria, in via Calamandrei. Secondo quanto si è appreso da fonti vicine all'inchiesta, sarebbero stati acquisiti i verbali delle sedute dell'ex consiglio di amministrazione dell'istituto presieduto da Lorenzo Rosi. Gli inquirenti intendono accertare, attraverso i verbali, la regolarità delle sedute del cda dell'istituto di credito nelle quali furono decisi gli affidamenti alle società oggetto delle 14 perquisizioni di oggi da parte delle fiamme gialle. In sostanza si intende chiarire il ruolo dell'ex presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi, e dell'ex consigliere Luciano Nataloni, entrambi indagati nell'inchiesta sul conflitto di interessi aperta dalla Procura di Arezzo, quando furono concessi i fidi alle aziende perquisite.

Nel mirino degli inquirenti l'istituto nella quale sia Rosi che Nataloni avevano un ruolo. L'ex presidente della banca, da anni, ha interessi in società che costruiscono outlet e la sua “Egnatia shopping mall” ha come socio proprio la «Castelnuovese» ma anche la «Nikila Invest», che a sua volta detiene il 40 per cento nella «Party srl» che ha come amministratore unico Laura Bovoli, madre di Matteo Renzi, mentre tra i soci Tiziano, il padre del presidente del Consiglio.

Per Rosi, secondo l'organo di vigilanza, il conflitto risiede nelle attività della cooperativa La Castelnuovese di cui il manager era presidente. Nove le posizioni di conflitto di interesse rilevate a carico di Nataloni dagli ispettori di Bankitalia.






Le società destinatarie delle perquisizioni nell'ambito dell'inchiesta della procura di Arezzo su Banca Etruria operano nei settori più diversi, dalle costruzioni di edifici alla compravendita di beni. L'attività degli investigatori è tesa ad accertare i rapporti tra esse e alcuni manager di banca Etruria.

Tutte le informazioni raccolte, rende noto la procura, «saranno comparate con quelle già acquisite, al fine di valutare la sussistenza di condotte omissive tese a celare interessi sottostanti fra i soggetti interessati e le società che hanno ricevuto affidamenti, non restituiti, che hanno generato una sofferenza o una perdita per la banca». Le 14 società sono risultate «assegnatarie di affidamenti deteriorati, ovvero interessate a qualsiasi titolo all'erogazione di essi».

 

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