«Peli e capelli di Bossetti sul corpo di Yara». Gli inquirenti: non ci risulta

«Peli e capelli di Bossetti sul corpo di Yara». Gli inquirenti: non ci risulta
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Sabato 28 Giugno 2014, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 29 Giugno, 01:47

​dal nostro inviato Claudia Guasco BERGAMO Non ci sarebbe solo il dna nel sangue a identificare Massimo Giuseppe Bossetti come presunto assassino di Yara Gambirasio. L’uomo che la sera del 26 novembre ha abbandonata la ragazzina nel campo di Chignolo d’Isola ha lasciato altre tracce sul suo corpo. Capelli, peli, minuscoli frammenti di pelle. Il materiale è stato raccolto, analizzato e nei prossimi giorni la relazione conclusiva sarà consegnata ai magistrati della Procura di Bergamo. I primi risultati, secondo il professor Fabio Buzzi, responsabile dell’unità operativa di Medicina legale e Scienze Forensi dell’Università di Pavia, sono convergenti: il dna ricavato corrisponde quello del muratore di Mapello. Il dipartimento del professor Buzzi è stato incaricato dalla Procura di Bergamo di analizzare i reperti ed è arrivato alla seguente conclusione: «C’è coincidenza univoca di dna tra le tracce repertate sui vestiti di Yara Gambirasio e i peli e i capelli trovati sopra e intorno al suo corpo», spiega Buzzi. Sono quelli di Massimo Giuseppe Bossetti? «Non so chi sia Bossetti - ribatte - Noi abbiano lavorato sul dna di uno sconosciuto chiamato Ignoto 1. E i peli e i capelli ci hanno portato a lui».

Si tratta di materiale raccolto in grande quantità sui vestiti della ragazzina e sul terreno circostante dalla anatomopatologa Cristina Cattaneo, sul quale il professor Buzzi sta lavorando da un anno e mezzo. L’esame è stato lento e laborioso, dal momento che le tracce sono migliaia, alcune lasciate da animali, altre umane. Poi l’accelerazione dopo l’arresto del muratore di Mapello e lo stesso Buzzi è il medico convocato dalla Procura nel tardo pomeriggio di sabato 14 giugno, dopo l’alcoltest effettuato all’artigiano: si è chiuso in laboratorio e nel giro di qualche ora ha consegnato agli inquirenti il risultato decisivo, quello che identifica Bossetti come Ignoto 1.

I DUBBI

Ma agli inquirenti queste circostanze «non risultano» e per il collega di Buzzi, Carlo Previderè, ricercatore responsabile dello stesso laboratorio, sui reperti non è stato individuato il dna dell’indagato: «Dalle nostre analisi non è emersa compatibilità dei profili genetici. Non è escluso che possano essere disposti ulteriori accertamenti». Ma se invece fossero confermati i risultati di Buzzi si tratterebbe di una doppia firma del presunto assassino, ancora più difficile da spiegare per l’indagato. «Perché l’aver trovato tracce di materiale biologico addosso agli indumenti di Yara - rileva Buzzi - oltre che formazioni pilifere apposte sugli indumenti, dà una forza evidentemente maggiore a questi due riscontri».

NUOVO ESAME DEL DNA

Intanto nei prossimi giorni Bossetti sarà sottoposto a un nuovo esame del dna. I suoi legali, gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, chiederanno l’autorizzazione alla Procura, l’obiettivo è non lasciare nulla di intentato in una strategia difensiva che dovrà prima di tutto spiegare come mai il codice genetico di Bossetti sia stato rivenuto sul corpo di Yara, in quantità e zone che escluderebbero il fugace contatto tra il manovale e la ragazzina. Come scrivo i Ris nel loro rapporto: «Il dna è stato isolato in un’area attigua a uno dei margini recisi dell’indumento. Non è illogico supporre che tale evidenza possa essere contestualizzata all’aggressione subita dalla ragazza. La zona dei leggings in cui è stata trovata la traccia e isolato il profilo genotipico maschile è corrispondente alla sottostante parte degli slip in cui è stata riscontrata analoga traccia e isolato analogo profilo di dna». Il materiale da cui è stato ricavato, scrivono gli esperti, è sangue di Yara mischiato a quello di Bossetti. Presumono dunque si sia ferito nella concitazione, tuttavia la moglie Marita Comi fornisce un ulteriore spunto nel suo interrogatorio: Massimo Giuseppe Bossetti soffre di epistassi, cioè perde sangue dal naso. «Ne soffre frequentemente fin da giovane - conferma la moglie - gli capita anche al lavoro». Magari gli è accaduto anche quella sera di novembre, quando secondo l’accusa fece salire Yara sul furgone. Così, pezzo dopo pezzo, gli investigatori stanno ricostruendo le ultime ore della vittima e del suo presunto omicida.

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