Yara, ecco le carte della difesa di Bossetti. Oggi la richiesta di scarcerazione

Yara, ecco le carte della difesa di Bossetti. Oggi la richiesta di scarcerazione
di Renato Pezzini
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Domenica 29 Giugno 2014, 00:58 - Ultimo aggiornamento: 1 Luglio, 01:53
MILANO Gli avvocati di Massimo Bossetti continuano a lavorare come se il loro assistito fosse innocente: Per lo vogliamo fare nel massimo riserbo dicono uscendo dalla Procura di Bergamo. Hanno riparlato in carcere con il muratore di Mapello accusato di aver ucciso Yara, e insieme hanno analizzato gli elementi presentati dai magistrati come indizi a suo carico. La strategia difensiva è quella di provare a ribaltarli, cioè ad analizzarli da un’altra prospettiva fino a depotenziarne la forza accusatoria.



SORVOLARE SUL DNA

La questione del dna è lo scoglio più difficile da superare. Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni - i due avvocati - per ora non mettono in discussione che le tracce organiche trovate sui vestiti di Yara appartengano all’uomo di 44 anni accusato del suo omicidio. Semmai a confutare questa tesi sarà un loro perito ancora da nominare che dovrà esaminare tutto il materiale scientifico raccolto, quindi ci vorrà tempo.



Archiviata per il momento la questione del ritrovamento di peli di Bossetti sul corpo della ragazza (notizia smentita sia dalla Procura che dai periti) quello che possono fare subito, invece, è contestare gli altri indizi che sostengono l’accusa.

Domani potrebbero presentare una richiesta al Tribunale del Riesame per chiedere di annullare l’ordine di custodia che tiene in cella Bossetti. La speranza di ottenerne la scarcerazione è esigua, però il ricorso darà loro modo di entrare in possesso di tutto il fascicolo d’inchiesta e quindi di scoprire le carte in mano della Procura, anche quelle che non sono state esibite. A cominciare dai tabulati telefonici che hanno registrato gli spostamenti del muratore nei giorni a ridosso del sequestro di Yara.



CELLE TELEFONICHE E CAMION

Quello che si sa è che il 26 novembre 2010 Bossetti era a Brembate poco prima delle 18 (la ragazzina scomparve un’ora dopo). Polizia e carabinieri, inoltre, hanno fatto filtrare la notizia secondo cui anche nei giorni precedenti l’uomo era presente in zona, come a far intendere che fosse lì per studiare gli spostamenti della vittima designata. Quello che non si sa, e che i legali vogliono sapere, è se Bossetti abbia continuato a frequentare quei luoghi nei giorni successivi al rapimento.



Non è un dettaglio da poco. Se dai tabulati risultasse che dopo la scomparsa di Yara il presunto assassino ha seguitato a frequentare con assiduità Brembate potrebbe essere una conferma della sua tesi secondo cui una volta finito il lavoro nel cantiere di Palazzago era solito fermarsi nel paese della ragazzina - che è sulla strada di casa - per sbrigare piccole commissioni, fare benzina, prendere un caffè, fare un saluto al fratello o una doccia abbronzante al centro benessere.



Poi c’è la questione del camioncino con il quale Bossetti si spostava. Una telecamera ne ha immortalato il passaggio a Brembate alle 18 di quella sera. Nessun testimone, tuttavia, ha mai detto di aver visto un veicolo di quel tipo parcheggiato nelle vicinanze della palestra frequentata da Yara, anzi c’è chi ha parlato di un furgone o di una vettura rossa. Una circostanza che gli avvocati giudicano vantaggiosa per il loro cliente poiché confermerebbe la tesi secondo cui proprio verso quell’ora - le 18 - il presunto assassino si sarebbe avviato verso Mapello per tornare a casa senza muoversi da lì fino al mattino successivo.
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