Italvolley, Brasile troppo forte
Domani con la Bulgaria per il bronzo

Italvolley, Brasile troppo forte Domani con la Bulgaria per il bronzo
di Claudio De Min
3 Minuti di Lettura
Sabato 11 Agosto 2012, 09:28
LONDRA - La bella Italia dell’altro giorno ci aveva illuso, i volti degli azzurri facevano sognare. Invece, 48 ore più tardi, l’Italia si è di nuovo smarrita, con l’aggravante che, dall’altra parte della rete c’era il Brasile. Contro di loro avevamo perso la finale di Atene (2004) e la semifinale di Pechino (2008) e, insomma, l’Italia del cittì, torinese e romanziere, l’Italia dei figli d’arte e dei grandi vecchi, voleva anche rovesciare i ricordi e la storia più recente, oltre che tornare a giocarsi il sogno d’oro, come otto anni fa a Marussi, con vista sul Partenone, o come nel ’96 quando ad Atlanta dovette arrendersi nel modo più amaro all’Olanda: 17-16 al tie break.



Niente da fare, invece, la scalata al titolo olimpico anche stavolta si interrompe prima del tempo, in tre set e quasi senza rimpianti, dal basso di uno 0-3 impietoso ma giusto, in un’ora e venti minuti, di fronte ad un Brasile immenso, e non ci resta allora che tentare di agguantare un altro bronzo, che comunque non è e non sarebbe poco. C’è stata partita all’inizio, per un po’, grazie alla buona regia di Travica, allo score di Savani e agli errori in battuta dei brasiliani, per il resto superiori in tutte le altre fasi del gioco e capaci di allungare quando bisogna portare a casa il set: 25-21.



Il secondo, invece, è stato un calvario, perché ci è sfuggito subito di mano (5-1 per i brasiliani, poi 8-3 e azzurri in confusione totale), col Brasile dilagante che picchiava, murava e non sbagliava niente, gli azzurri che sbandavano scivolando addirittura a meno 9 (7-16). Berruto che provava a mostrare la strada, a calmare la squadra, a caricarla: «Adesso è il momento di stare insieme, quando le cose vanno bene sono bravi tutti, è ora che dobbiamo uscire da questa situazione», ma al ritorno in campo un errore di Savani mandava il Brasile a più 10 sul 18-8 e il punto del 20-10 era un autentico show brasiliano. Gli azzurri avevano mani molli e occhi sperduti e, di fronte, un avversario che non sbagliava niente, spaventoso con chiunque andasse a giocare la palla, da Wallace a Murilo, da Dante a Lucas fino al grande Sergio. E il 25-12 in 23 minuti spiega tutto.



Giunti a quel punto potevano accadere due cose: la resa definitiva senza condizioni o la reazione. C’è stata la reazione, in un cocktail di orgoglio azzurro e flessione (umanissima e inevitabile) brasiliana. Loro hanno continuato a sbagliare in battuta ma nel complesso hanno perso un po’ rabbia, forza e velocità. Ma solo per un po’. La partita è stata meno sbilanciata, Zaytsev ha finalmente acceso la battuta, e abbiamo allungato anche a più 3 (9-6) e qui forse Berruto poteva chiamare prima in panchina Lasko (in serata balorda), sfruttando le doti di Fei da opposto, per cercare l’impresa di prolungare la sfida. Invece lo ha fatto tardi, ed è parsa quasi una mossa disperata ma ormai inutile, quando il Brasile era già tornato avanti, con un 4-0 devastante che ci ha tolto le ultime speranze e, sul meno cinque del 20-15, è definitivamente calato il sipario sulle nostre illusioni. E, domani mattina, c’è ancora una medaglia che ci fa gola.
© RIPRODUZIONE RISERVATA