Massani nella storia del Due Mondi
Da Pavarotti a Bardot:

Virgilio Massani
di Ilaria Bosi
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Mercoledì 10 Luglio 2013, 22:20 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 19:46

SPOLETO - Settantamila scatti, di cui quasi la met dedicati al Festival dei Due Mondi. Virgilio Massani, 77 anni, è uno dei personaggi che hanno fatto la storia del Festival. Fotografando, per passione, palcoscenici e dietro le quinte di una manifestazione agli albori, cresciuta anno dopo anno e divenuta la capitale di Due Mondi.

L’INCONTRO CON BRIGITTE - Galoetto l’incontro con Brigitte Bardot: «Il primo, vero servizio fotografico – rivela Massani – l’ho fatto a lei. Da allora non mi sono più fermato». Da lì una carrellata di personaggi, storie, vizi e virtù. Dalla mostra di Giovanni Carandente, nel 1962, con le Sculture in città, agli spettacoli di Gospel («I miei preferiti»), i balletti al Teatro Romano e in piazza Duomo. Partendo dal primo brindisi del Festival, che Massani ha avuto l’onore di immortalare e custodisce gelosamente insieme al primo programma della manifestazione, con le presentazioni di Gian Carlo Menotti e Alberto Moravia.

CAPRICCI DI VIP

Il segreto per catturare i vip? Massani svela il suo: «Non dargli importanza. Io ho sempre trattato tutti allo stesso modo – dice - senza dar loro troppo peso». Tanti gli aneddoti e i retroscena. Nel suo album dei ricordi, Virgilio passa in rassegna decine di personaggi famosi. «Il più strano? Luciano Pavarotti. Ricordo che una volta, addirittura, ci cacciò dallo spettacolo di Piazza Duomo». E il più disponibile? «Vittorio Gassman, senza ombra di dubbio. Era sempre sorridente, pronto alla battuta, disponibile allo scatto. Si integrava con la città. Anche se, a voler trovare un difetto, negli ultimi anni coloriva un po’ troppo il suo linguaggio». E poi, ancora, tanto sangue blu. «Ricordo l’incontro con la principessa Guicciardini Strozzi, in piazza Duomo. La stavo fotografando e mi disse qualcosa del tipo “Lei non sa chi sono io”. Le replicai: per me lei può essere una principessa o una cenerentola, io voglio farle un ritratto. Un grande sorriso e siamo diventati amici».

IL NON FOTOGRAFO

Se c’è una cosa su cui Virgilio Massani non transige è essere chiamato fotografo. «Non sono un fotografo – precisa – ma faccio fotografia». In cinquantasei anni di Festival i suoi occhi hanno raccontato esordi, inediti, anteprime. «Nei primi anni – rivela – per questioni di lavoro (era informatore medico, ndr) facevo foto solo nel fine settimana. Poi la mia macchina fotografica e io siamo diventati inseparabili».

LE CREATURE

Una Pentax analogica, che ha usato fino a cinque mesi fa: «Eccola - dice Massani mostrando con orgoglio la sua creatura – questa macchina fotografica ha immortalato più di 50 anni di storia cittadina». Da cinque mesi si è arreso al digitale, con una Leica dal sapore antico e che comunque, come tiene a precisare, «fotografa solo in bianco e nero». Perché il colore, quello che fa brillare un ritratto o un paesaggio, lo danno i dettagli. Anche in bianco e nero. «L’occhio fotografico sta proprio nel saper cogliere quello che gli altri non sanno vedere», dice Massani sfogliando centinaia delle foto custodite nel suo archivio personale. La nostalgia più grande? «Per la pellicola. Per chi ama il genere, la fotografia – ribadisce - è pellicola».

INEDITI

Tanti i personaggi con la barba ancora incolta, ai loro esordi a Spoleto. «Ecco Morgan Freeman», dice ad esempio Massani mostrando la foto dell’attore: «Quando è venuto a Spoleto non lo conosceva nessuno». Tra scatti e ritratti, spuntano i volti di Alessandro Cecchi Paone, Carla Fracci, Dario Fo, Arnoldo Foà, Lamberto Sposini, Katia Ricciarelli, Vittorio Sgarbi, Placido Domingo, Susanna Agnelli, Niki Lauda, Remo Girone e tanti altri.

GLI SPOLETINI E IL FESTIVAL

Ritratti, immagini di un mondo patinato che gli spoletini hanno visto a modo loro. «A volte ho come avuto l’impressione che gli spoletini temessero questa manifestazione. Erano tentati e incuriositi ma al tempo stesso la guardavano da fuori, quasi con diffidenza o fastidio, non saprei».

I MITI – DICONO DI LUI

Nella galleria privata di Virgilio Massani ci sono gli scatti di tanti personaggi che hanno fatto la storia della fotografia. Da Giacomelli a Dondero, Da Carrubba a Fabbri. «Tra i loro capolavori – scherza – ne ho messo anche qualcuno mio». Il pensiero rivolto a Massani da Mario Giacomelli è tutto nella prefazione del libro che il ritrattista spoletino ha realizzato per l’Aglaia (l’associazione che si occupa di cure palliative): «Raccontare per immagini con una educazione personale estetica ed immaginazione poetica – scrive Giacomelli - non è cosa da poco. Massani tenta questo con tanta voglia». La dedica “dal suo amico Mario Dondero”: «Fermare il tempo, cogliere i modi dell’anima, fissare i gesti, i volti per la memoria e raccontare la mutazione del mondo che cambia è, mi sembra, il ruolo essenziale di chi fotografa e Virgilio lo fa con tutta la sua umanità e l’attenzione che porta agli altri con talento e serena pazienza».

DA MENOTTI A FERRARA

«Gian Carlo Menotti – così Massani racconta il fondatore del Festival - è stato un gran signore. Sempre elegante, un uomo dallo spiccato senso del rispetto, oltre che un grande artista. La città lo ha sempre amato profondamente, nonostante le frizioni che si sono create successivamente con Francis. Il figlio del Maestro? Una persona gentile, niente da dire sul piano personale». E Giorgio Ferrara? «Ha ridato impulso al Festival, si sta comportando molto bene». Virgilio Massani, con qualche acciacco dovuto all’incedere dell’età, continua a fotografare il suo Festival e la sua Spoleto. A volte accompagnato da un’assistente d’eccezione, la moglie Gabriella.

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