'Il collezionista di baci', Tornatore firma libro che raccoglie le locandine di film più passionali

La locandina di 'A colazione da Tiffany'
di Giuseppe Tornatore
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Martedì 18 Marzo 2014, 14:46 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 19:03
Pensate a Rodolfo Valentino, a Greta Garbo, a Orson Welles e Rita Hayworth, oppure ai baci che si sono scambiati sullo schermo Spencer Tracy e Katharine Hepburn. Pensate ai baci dei film di Hitchcock, per esempio tra Cary Grant e Ingrid Bergman in Notorious.

Il bacio che io non dimentico è sulla locandina di Incantesimo, diretto da George Sidney. L’anno del film è il 1956, Tyron Power e Kim Novak si guardano colmi di desiderio sui cartelloni di Anselmo Ballester, uno dei grandi pittori cinematografici del Novecento. I loro volti si sfiorano impercettibilmente mentre le labbra di Kim Novak si protendono verso quel bacio, uno tra i più appassionati del cinema degli anni Cinquanta. Quel film ha per me un significato particolare. Proprio lo stesso anno in cui sono nato io, inaugurò la sala cinematografica a un passo da casa mia, il Supercinema, quella in cui anni dopo sarei stato proiezionista. È il frammento della mia vita nel quale inconsapevolmente devo aver accumulato influenze e suggestioni venute fuori tanti anni dopo in Nuovo Cinema Paradiso, soprattutto nella sequenza dei baci tagliati.

L’idea stessa di Nuovo Cinema Paradiso nasce da un’intuizione legata a un fatto realmente accaduto, e a un costume che credo esistesse non solo nei cinema parrocchiali della Sicilia, ma in tutta la nostra penisola. A Bagheria, il mio paese di origine, accanto alla chiesa del Santo Sepolcro c’era il cinema parrocchiale gestito da Padre Buttitta. Ogni volta che si programmava un nuovo film, il parroco organizzava di mattina una proiezione privata, solo per sé. Come è raccontato in Nuovo Cinema Paradiso, appena sullo schermo apparivano scene che giudicava scabrose, immorali, provocanti, e i baci lo erano, il prete agitava la campanella, la stessa che si usava durante la messa, al momento della consacrazione. Subito il proiezionista interpretava quel suono come un allarme, perciò a ogni scampanellio infilava un pezzetto di carta nella bobina raccoglitrice del film.



LA MITICA PIZZA

Con questo semplice escamotage, durante il riavvolgimento della pellicola il proiezionista risaliva facilmente alle scene incriminate e procedeva all’inesorabile taglio. Era la censura parrocchiale, la sforbiciata che sottraeva ai fedeli le sequenze che gli occhi di Padre Buttitta bollavano come sconvenienti. Fu il proiezionista del cinema del Santo Sepolcro a raccontarmi tutto questo. Avrò avuto circa tredici anni. Si chiamava Carmelo Gagliano, ma per tutti era “don Carmelo”... Pare che qualche volta don Carmelo dimenticasse di rimettere a posto i pezzi di pellicola che era stato costretto a tagliare, oppure non ritrovava il punto esatto in cui reinserire i baci. Quei fotogrammi smarriti Vincenzino Morreale se li faceva regalare... Non ho mai avuto prove che dimostrino l’esistenza della celebre pizza che conteneva i baci...



LE DIFFICOLTÀ

L’idea prese forma molti anni dopo, precisamente nel 1977, quando partecipai allo smontaggio del cinema Vittoria, che chiudeva i battenti dopo cinquant’anni di attività, dal muto agli albori del dolby stereo. Assistere alla morte di un luogo che per mezzo secolo aveva intrattenuto e divertito generazioni di concittadini mi spinse a concepire il soggetto di un film su una sala cinematografica, e la leggenda dei baci tagliati rappresentò subito il motore intorno al quale costruire l’intera trama.. Le sequenze dei baci, così come le scene di altri film inserite in Nuovo Cinema Paradiso, erano ovviamente protette da copyright, perciò andavano acquistate... Il rimpianto più doloroso fu per il bacio tra Orson Welles e Rita Hayworth nella “Signora di Shanghai”. Ci chiesero un milione di dollari per un’inquadratura di tre secondi...Addio Orson, addio Rita. Nella sceneggiatura originale avevo previsto anche baci di Greta Garbo e di Marlene Dietrich. Ma pure in quel caso i costi erano elevatissimi... Furono irraggiungibili pure i baci tra Spencer Tracy e Katharine Hepburn, e dovetti rinunciare a quelli tra Liz Taylor e Montgomery Clift di “Un posto al sole” e tra Burt Lancaster e Deborah Kerr in “Da qui all’eternità”.

Alla serata a inviti, tra gli spettatori del Cinema Tiffany, c’era il signor Filippo Lo Medico, storico gestore di sale cinematografiche di Bagheria, che alla fine della proiezione ebbe un’idea: setacciare il suo immenso archivio di affissi, locandine e fotobuste dei film programmati in decenni di attività, alla ricerca di baci. Sì, baci. Per farne un libro. Il sogno si realizza oggi, dopo venticinque anni.
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