Settebello lo stesso
l’oro va alla Croazia

La nazionale azzurra di pallanuoto
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Lunedì 13 Agosto 2012, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 11:43
dal nostro inviato Carlo Santi

LONDRA - Nel giardino dei grandi dello sport c’ il Settebello che ieri ha trovato, sul suo cammino, una grande Croazia . L’oro, con merito, è andato agli uomini di Ratko Rudic, il maestro che ha superato l’allievo Sandro Campagna. Lo ha superato ma non devastato perché la nuova Italia della pallanuoto, che l’estate scorsa aveva vinto l’oro mondiale, è un gruppo che si sta consolidando. Quello di Rudic, invece, già lo è visto che il cittì vi lavora da anni. E l’esperienza, l’abitudine e un gioco consolidato portano sempre un risultato. L’Italia ha ritrovato il podio olimpico sedici anni dopo il bronzo di Atlanta ’96.



Ha vinto la Croazia 8-6 e l’inizio eccitante e spregiudicato di Gallo e Felugo, gli autori delle prime due reti (entrambe in superiorità), ha illuso. Tempesti, il portiere del Settebello, si è esibito in grandi parate. Era attento, Tempesti, una saracinesca, ma i croati hanno fatto capire che il loro attacco non avrebbe fallito. Il loro primo gol, a 1:34 dalla fine del primo periodo, è nato su una disattenzione di Tempesti: tiro di Buljubasic, parata ma la palla è finita in rete.



Ritrovata la fiducia, la Croazia ha sfruttato la forza fisica. Questo è stato l’elemento a favore degli avversari degli azzurri che sono stati poco precisi in attacco ma la lucidità a Felugo e Presciutti gli è stata tolta da marcature asfissianti, dure, dove la stazza ha giocato un punto a favore. Nel secondo periodo, con i croati fallosi in attacco, l’Italia è rimasta a guardare; ha sciupato troppe superiorità e con l’uomo in più il Settebello non ha saputo trovare la via del gol. Jokovic e Barac, invece, hanno trovato le mani giuste per andare in gol, in superiorità il primo, con un diagonale da lontano il secondo. Senza gol, nella pallanuoto non vi va lontano.



L’Italia? A secco. Solo una traversa colpita nel finale del terzo parziale ma azioni pericolose, giocate importanti tali da mettere in difficoltà gli uomini di Rudic, nessuna. La mancanza di gol era un segnale preoccupante e il momentaneo pareggio con Felugo in avvio (dopo 27”) del terzo periodo era un fuoco di paglia. L’uno-due dei croati con Boskovic è stato un colpo micidiale; unica risposta, una traversa colpita in superiorità e troppe azioni in attacco costruite male.

Jokovic dopo neppure un minuto dall’inizio dell’ultimo periodo ha piazzato, con un diagonale da destra, un tiro (o un missile) vincente che Tempesti non ha potuto evitare.



Non era la resa, perché il Settebello ha continuato a giocare, forse a crederci perché fino all’ultimo non ci si può arrendere, la l’oro aveva già preso la strada di Zagabria. Ha dato tutto, il Settebello, pur non mostrando il gioco che avrebbe voluto proporre perché la stazza degli avversari ha frenato molto. Ha lottato e Giorgetti prima e poi, proprio allo scadere, Presciutti, hanno accorciato le distanze, 8-6 finale per i croati che hanno festeggiato con il tuffo in acqua del loro allenatore.



Rudic è davvero il più grande. Quarto oro vinto ai Giochi e con tre nazionali diverse, la Jugoslavia prima (’84 e ’88), l’Italia poi (’92), al Croazia adesso. Questo uomo che vive di pallanuoto, il tecnico che ha riportato gli azzurri in alto facendoli vincere e, soprattutto, ridando una dignità al movimento e al campionato perché questo torneo diventa importante se c’è una nazionale che vince, è il leader. Sandro Campagna, giocatore di Rudic prima, assistente dopo, è il suo erede. Ieri ha vinto Ratko ma il futuro appartiene al tecnico azzurro, un coach all’avanguardia, un allenatore che - lasciatelo lavorare - cambierà molto portando nuove esperienze e nuove tattiche.



Un argento importante, una medaglia preziosa questa e non una sconfitta. Il secondo posto di Londra non è solo un punto di partenza (o ripartenza) per il Settebello: è la conferma della qualità di una nazionale che andrà avanti a patto che il nostro campionato offra un torneo di livello con qualche attenzione in più, attenzione che nel recente passato non si è vista.
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